Ha rischiato la vita semplicemente per aver chiesto il proprio stipendio. Il lavoratore, un 56enne romano, è stato brutalmente aggredito dal suo datore di lavoro, legale rappresentante di una ditta edile, per una somma di 1.600 euro dovuta per il suo impiego. Ora si trova in carcere, accusato di tentato omicidio.
La vittima, un idraulico che aveva lavorato per la ditta edile per circa sei mesi, aveva inizialmente accettato di lavorare senza un contratto regolare, confidando che la situazione si sarebbe sistemata in seguito. Tuttavia, il contratto non è mai stato finalizzato e l’uomo ha continuato a lavorare in nero. Col passare del tempo, ha iniziato a sollecitare il pagamento dello stipendio, un credito di 1.600 euro maturato dopo mesi di lavoro non retribuito. Le richieste dell’idraulico sono però cadute nel vuoto, incontrando prima scuse da parte del datore di lavoro, che affermava di non avere disponibilità economica, e poi un rifiuto categorico di pagare la somma dovuta.
Dopo numerosi tentativi falliti di ottenere il pagamento, il lavoratore ha deciso di recarsi personalmente alla residenza del suo datore di lavoro, accompagnato da un amico, ma anche questo incontro non ha portato risultati. Tuttavia, questa visita ha scatenato la furia dell’uomo. Il giorno seguente, il datore di lavoro ha chiamato il lavoratore, promettendo in modo apparentemente pacato di passare a casa sua. Quel tono rassicurante si è rivelato ingannevole: l’incontro si è presto trasformato in un attacco brutale.
Secondo il racconto della vittima, appena arrivato a casa dell’idraulico, il datore di lavoro lo ha aggredito senza preavviso, colpendolo violentemente alla testa con un’ascia. L’uomo, stordito e sanguinante, è caduto a terra, ma è stato nuovamente colpito, questa volta sulle braccia e sulla testa, mentre il datore di lavoro lo minacciava gridando: “Ti ammazzo, non ti pagherò mai”. Solo l’intervento tempestivo dei familiari della vittima, che si trovavano nelle vicinanze, ha evitato un esito ancora più tragico. Sono stati proprio la sorella e il suo compagno a fermare l’aggressore prima dell’arrivo dei carabinieri, che hanno successivamente arrestato l’uomo.
Il datore di lavoro è stato immediatamente arrestato dalle forze dell’ordine e ora si trova in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Il legale della vittima, Fabrizio Consiglio, ha espresso fiducia nella magistratura, convinto che la gravità dei fatti e le prove raccolte possano portare a una rapida risoluzione della vicenda. “I fatti sono cristallizzati”, ha dichiarato l’avvocato, sottolineando come non ci siano dubbi sulle responsabilità dell’aggressore.