A Padova si è acceso un forte dibattito in seguito alla decisione della squadra di calcio locale di schierare in campo Michael Liguori, 25 anni, originario di Alba Adriatica (Teramo). Liguori, infatti, è stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Teramo a tre anni e quattro mesi di reclusione per violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 14 anni. La scelta della società sportiva ha suscitato forti critiche da parte di diverse personalità politiche e sociali, che hanno espresso disapprovazione per l’atteggiamento ritenuto inadeguato da parte del club, accusato di non aver inviato un messaggio chiaro contro la violenza sulle donne.
Cosa era successo
La condanna riguarda fatti del 5 luglio 2018, quando Liguori aveva poco più di 18 anni e giocava nella squadra abruzzese del Notaresco, in Serie D. Secondo l’accusa, la violenza sarebbe stata compiuta ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo: Liguori e un suo amico avrebbero invitato a uscire la ragazza di 14 anni e un’amica di lei di 15 anni.
I due si sarebbero poi appartati con le due ragazze minorenni nei pressi della stazione e le avrebbero costrette ad avere un rapporto sessuale. Subito dopo le due ragazze presentarono una denuncia. Anche l’amico di Liguori è stato condannato alla stessa pena. L’avvocato dei due giovani aveva chiesto l’assoluzione per i suoi assistiti per insussistenza del fatto: secondo la tesi della difesa le due ragazze minorenni sarebbero state consenzienti. L’avvocato ha già detto che intende fare appello.
La scelta del Padova
“Il Calcio Padova – si legge in un comunicato firmato dal presidente Francesco Peghin e dell’amministratore delegato Alessandra Bianchi – ha appreso la notizia relativa alla sentenza di primo grado che riguarda il proprio giocatore Michael Liguori. Il presidente Francesco Peghin e l’amministratore delegato Alessandra Bianchi hanno dichiarato che la società non esprimerà alcun tipo di valutazione in merito alla vicenda fintantoché la Giustizia non si sarà espressa con una sentenza definitiva in ultimo grado di giudizio”.
L’intervento della consigliera regionale Elena Ostanel
Tra le voci critiche che si sono aggiunte al dibattito pubblico c’è quella di Elena Ostanel, consigliera regionale del movimento politico “Il Veneto che Vogliamo”. Ostanel ha espresso il suo sdegno per la scelta del Calcio Padova di non prendere una posizione pubblica forte contro la violenza di genere. Secondo la consigliera, la società sportiva avrebbe perso un’importante occasione per dimostrare un impegno concreto su questo tema delicato. “Sbagliato scegliere il silenzio”, ha dichiarato Ostanel, sottolineando come il calcio, un ambiente che lei stessa conosce per aver lavorato come ex arbitra, non possa limitarsi ad azioni simboliche come scendere in campo una volta all’anno con il segno rosso sul volto per sensibilizzare sul tema.
Il ruolo dello sport nella lotta alla violenza di genere
Per Ostanel, il silenzio dimostrato dalla società sportiva non può essere tollerato, soprattutto considerando il ruolo centrale che il mondo dello sport può svolgere nel combattere atteggiamenti maschilisti e violenti. La consigliera ha voluto manifestare la sua piena solidarietà alle due ragazze vittime del reato, lodando il loro coraggio nel denunciare l’accaduto. Secondo Ostanel, non si può ignorare la responsabilità politica e sociale di parlare apertamente contro la violenza di genere, poiché anche le parole hanno un impatto significativo nella lotta contro questo fenomeno.