Il titolare di un noto studio dentistico situato nei pressi del Duomo di Milano ha dovuto chiudere la sua attività a causa di un’inaspettata crisi economica. Oggi lavora come collaboratore presso lo studio di un collega. La causa di questo drammatico cambio di vita è legata a una grave vicenda di appropriazione indebita, confermata dalla sentenza di primo grado emessa dalla giudice Elisabetta Canevini. La responsabile è l’ex segretaria del dentista, condannata a 4 anni di reclusione e a un risarcimento di 100 mila euro, a titolo di anticipo sui danni. La donna è stata riconosciuta colpevole di essersi appropriata di 400 mila euro e di aver compiuto atti di autoriciclaggio.
La segretaria godeva della completa fiducia del dentista, tanto che le era stata delegata l’intera gestione contabile dello studio e anche quella personale del professionista. Aveva accesso diretto all’home banking, potendo operare liberamente sui conti. L’ammanco è emerso solo quando la proprietaria dei locali ha reclamato l’affitto arretrato e l’Agenzia delle Entrate ha segnalato debiti fiscali che il dentista era convinto di aver già saldato. Le spiegazioni della segretaria, che attribuiva i problemi a disfunzioni bancarie e morosità dei pazienti, si sono rivelate false. Gli accertamenti hanno invece dimostrato un flusso di bonifici verso una polisportiva gestita dal fratello della donna e trasferimenti al Casinò di Mendrisio.
“Era una figura di assoluta fiducia”, racconta il dentista, ancora incredulo per l’accaduto. La segretaria non si occupava solo di contabilità, ma anche dei rapporti con i clienti, i collaboratori e il commercialista. La sua gestione si è rivelata disastrosa, portando alla chiusura dello studio. “Credevo alle sue parole, secondo cui i problemi erano dovuti a mancati pagamenti dei pazienti e all’aumento dei costi. In realtà, era tutto falso”.
Il danno più grande è stata la chiusura dello studio dentistico, un’attività decennale che aveva costruito con impegno. Il professionista è stato costretto a rilasciare l’immobile e ad accettare un lavoro subordinato in un altro studio.