
Il frate che intascava il Reddito di cittadinanza, lui invoca il voto di povertà (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Un frate di 32 anni e i suoi genitori, entrambi 57enni, sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza. Il religioso, nonostante il voto di povertà, avrebbe richiesto e ottenuto il sussidio economico, ormai abolito, mentre i suoi genitori avrebbero ricevuto somme superiori a quelle dovute. L’indagine è partita dalle segnalazioni dell’Inps alla Guardia di Finanza, che ha evidenziato presunte irregolarità nelle dichiarazioni fornite al momento della richiesta.
L’errore nella dichiarazione all’Inps
Secondo l’accusa, il frate avrebbe presentato domanda all’Inps di Teramo nel 2020 e nel 2022, dichiarando di essere l’unico componente del suo nucleo familiare e omettendo la presenza dei genitori. Questo errore gli avrebbe permesso di ottenere importi più elevati rispetto a quelli spettanti. Anche i genitori, secondo le indagini, avrebbero percepito somme maggiorate della pensione di cittadinanza negli anni 2019, 2020 e 2022.
La difesa e il voto di povertà
Durante l’udienza preliminare, la difesa ha cercato di giustificare la posizione del frate facendo riferimento al suo voto di povertà e a una presunta mancata registrazione della separazione legale dei genitori all’anagrafe. Questo, secondo i legali, avrebbe generato confusione sulla composizione del nucleo familiare. Tuttavia, il giudice ha respinto queste argomentazioni e ha disposto il rinvio a giudizio.