Il corpo di un giovane con la testa quasi decapitata, morto dissanguato. È un giallo la fine violenta di un altoatesino di 25 anni trovato senza vita in una zona di alpeggio sopra Terento, in Alto Adige. Il sopralluogo condotto dai carabinieri ed i primi elementi raccolti non sono stati sufficienti per delineare un quadro chiaro.
Quello che al momento è certo è che il giovane è stato trovato dal soccorso alpino della guardia di finanza in una zona di alpeggio a circa 1.600 metri di altitudine nei pressi della malga Raffalt, vicino alla sua auto parcheggiata. Da quanto si è appreso, il 25enne lavorava proprio nella malga.
La scena che si sono trovati davanti i soccorritori è stata raccapricciante: il giovane aveva una profonda ferita che gli ha quasi reciso la testa dal collo. Gli indizi fanno quindi pensare ad un omicidio, ma serviranno approfondimenti scientifici puntuali per consentire agli investigatori di esaminare la scena, definita “complessa” ed “estremamente enigmatica” dagli stessi inquirenti, che sul caso mantengono il massimo riserbo.
Una morte violenta che si aggiunge a quella di Hermann Kühbacher, 90 anni, e di Waltraud Jud, 50 anni, uccisi sabato sera a colpi d’arma da fuoco a San Candido, in val Pusteria – ad una cinquantina di chilometri da Terento – da Ewald Kühbacher, ora piantonato in gravi condizioni all’ospedale di Bolzano.
Il giallo di Terento riporta alla mente un altro fatto di cronaca avvenuto oltre vent’anni fa in Alto Adige. La sera del 27 novembre del 2001, infatti, un giovane meranese di 23 anni, Andreas Plack, morì dissanguato per una grave ferita alla gamba sinistra, mutilata sino all’osso con una motosega. Il cadavere dell’uomo, ex buttafuori in locali da ballo della zona, venne trovato il giorno dopo in un meleto di Marlengo, vicino a Merano.
Dopo le indagini si scoprì che il 23enne si era accordato con un cugino assicuratore, Christian Kleon, 29 anni di Lana. Plack si era assicurato con un paio di società con coperture per circa un miliardo delle vecchie lire in caso di infortunio con invalidità permanente. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Plack doveva fingere una violenta aggressione per poi bloccare l’emorragia e chiamare in tempo i soccorsi.
Finì in tragedia.
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