“Io credo che sia stato un normale caso di violenza, una prepotenza finita male di un membro del cosiddetto giro amical-familiare, potrebbe essere stato un amico di famiglia, un cugino uno zio”. Lo ha detto il giornalista e scrittore Pino Nicotri, audito oggi pomeriggio dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela orlandi, in riferimento al caso di Emanuela.
Molte parti dell’audizione, durata circa tre ore, sono state secretate su richiesta dello stesso Nicotri.
Alla domanda su come faccia ad avvalorare questa ipotesi, oltre a spiegare ai commissari i tanti elementi raccolti durante anni di investigazione e confluiti in diversi libri tra cui “Emanuela Orlandi, Il rapimento che non c’è”, Nicotri ha detto che in conclusione, “c’è una cosa che taglia la testa al toro”, “se tu metti in giro per tutta Roma il numero di casa tua con i manifesti su un caso come questo, ovvio che si scatena la mitomania, ma non è un complotto.
L’ipotesi più semplice è quella che viene eliminata e ricordo che non è mai stata fornita una prova del rapimento, poi tutto il contorno delle telefonate alla fine sono una roba che non serve a niente”.
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