Tra un telescopio puntato sugli Stati Uniti e un altro sull’Albania, anche questa settimana sul taccuino delle notizie improbabili abbiamo segnato la qualunque: le vicende della nave Libra che ha continuato a pescolare su e giù per i mari, la tipa che per risparmiare ha iniziato a mangiare mangime per maiali e, perché no, l’incredibile storia del Frecciargento partito prima per non arrivare in ritardo. Ma, ciancio alle bande, vediamo insieme la consueta top ten delle follie settimanali.
La top ten da brividi
Al decimo posto, l’eroina della settimana: un’influencer cinese che, per risparmiare, ha deciso di mangiare esclusivamente mangime per maiali. Chissà, presto in Italia potremmo trovarci anche noi a rivalutare il suo regime alimentare.
Nono posto per Matteo Salvini, che a Otto e Mezzo ha proclamato fiero: “Combatto per la sovranità nazionale”. La replica di Lilli Gruber è stata fulminea: “Un tempo, però, solo per quella della Padania”. Amen.
Ottavo posto per Claudio Borghi, senatore della Lega, che ha commentato così la nota del Presidente Mattarella sulle dichiarazioni di Elon Musk: “Ma Mattarella mica ha nominato Musk!”. In effetti. Vien quasi da dargli ragione.
Per il settimo posto giriamo il mappamondo e andiamo all’estero. Nelle Filippine, infatti, qualcuno ha costruito il palazzo a forma di gallo più alto del mondo. E poi dicono che che ultimamente al genere umano mancano idee valide.
Al sesto posto, la battuta di Maurizio Crozza su Jannik Sinner: “Vuole aprire una fondazione aiutare per famiglie e bambini. In Italia noi lo chiamiamo IRPEF”. Amen, di nuovo.
Quinto posto per la nave Libra, che anche questa settimana ha continuato, inarrestabile, a fare avanti e indietro tra l’Italia e Albania. Forse sarebbe il caso di ormeggiarla per un po’. O, magari, cominciare a progettare un ponte tra Puglia e Albania: a lungo termine, potremmo persino risparmiare qualche euro.
Al quarto posto il povero disgraziato licenziato perché non è riuscito a consegnare soltanto 150 pacchi in sei ore. Che saranno mai, 150 pacchi in sei ore. Prendendo la calcolatrice sarebbero 2,4 pacchi al minuto. Un po’ di impegno, suvvia.
Al terzo posto, ancora, un Salvini in gran spolvero questa volta contro i centri sociali: zecche rosse, comunisti, bisogna chiudere i centri sociali. Queste, in sintesi, le sue dichiarazioni post Bologna. Lo stesso Salvini che qualche anno prima diceva: “Nei centri sociali ci si trova per bere una birra e divertirsi”. Ma d’altronde, di Salvini, negli anni ne abbiamo conosciuti tanti. E tanti ancora, probabilmente, ne continueremo a conoscere.
Al secondo posto il nuovo idolo dei patrioti: Elon Musk. A DiMartedì viene mostrato spesso un “cartello”. Nella grafica si legge una sintesi di quel che ha combinato Elon Musk nel tempo e che,almeno in teoria, lo dovrebbe mettere in contraddizione con i patrioti nostrani. Nel cartello infatti si ricorda quando Elon Musk definì “verità” un post che accusava gli ebrei di odiare i banchi”, di quando il Wall Street Journal scrisse che “fa uso di LSD, cocaina, ketamina, ecastasy e funghi psichedelici”, di quando fumò marijuana durante un podcast, dei suoi undici figli avuti da tre donne diverse di cui due nati in maternità surrogata (il famoso “reato universale”) e anche di quel che disse l’ex compagna: “Io e Musk siamo molto fluidi” e ancora “provo disgusto per la parola madre”. Nessuna contraddizione, insomma, col pensiero dei patrioti. Anzi: benvenuto nel pantheon, caro Elon. Accomodati pure lì, accanto all’altro patriota tradizionalista: The Donald.
Al primo posto, come ovvio, la vicenda del Frecciargento partito 50 minuti prima per non arrivare in ritardo. Il problema, piccolismo, è che qualche passeggero quel treno, essendo partito 50 minuti prima, non è riuscito a prenderlo. Un piccolissimo problema. Sicuramente non sarà stata colpa sua, ma, insomma, sotto il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (senza dubbio il re incontratato della settimana) continuano a capitarne delle più varie ed incredibili. Lo abbiamo già detto in settimana: chissà, forse, sfogliando i libri di storia (se ancora esisteranno), un giorno si dirà: a volte, quando c’era lui… i treni arrivavano in anticipo. Almeno, quando partivano e non scioperavano.