Lo scorso 24 novembre ha iniziato a circolare sui social un video che ha generato un’ondata di indignazione. Pubblicato dalla pagina Instagram Welcome to Bolognina con la sarcastica didascalia “Street food”, il video mostrava una scena piuttosto controversa: i gestori del ristorante giapponese Yoshi, situato in via Emilia Levante, intenti a pulire un pesce all’esterno del locale, utilizzando della carta e appoggiandosi per terra. Il nome del ristorante è ben visibile nel video, che in pochi giorni ha raccolto oltre 30mila reazioni, migliaia di commenti e condivisioni, molti dei quali caratterizzati da indignazione e critiche.
Il clamore mediatico ha avuto un impatto devastante per il locale, famoso per aver vinto il Traveller’s Choice 2023. «Non dico la metà, ma quasi», ha affermato il gestore Sergio Xia, riferendosi alla perdita di clientela. Di fronte alla situazione, i gestori hanno deciso di difendersi, sostenendo che il video mostra «solo una parte» della vicenda.
Ma cosa è realmente accaduto? Il titolare ha spiegato: “Ci siamo accorti subito che quel tonno aveva qualcosa che non andava, non era di buona qualità e conteneva ancora le interiora, cosa che solitamente non avviene. Quel video mostra solo la prima parte dello smaltimento”.
Secondo l’uomo, la scelta di pulire il pesce all’esterno è stata dettata dalla necessità di evitare contaminazioni: “All’esterno del locale abbiamo pulito e sciacquato il tonno e abbiamo appunto tolto le interiora, che fanno anche molta puzza, per poi completare all’interno la procedura e tagliarlo per lo smaltimento nell’organico. La prima parte l’abbiamo fatta fuori per paura di contaminare gli altri alimenti conservati e presenti all’interno del locale. Ci tengo a sottolineare che non era mai successo prima e che siamo molto attenti alla qualità del cibo, che è la nostra forza”.
Alla domanda sul perché non abbiano restituito il tonno non conforme, il titolare ha risposto: “Quel tonno arrivava con un carico dal sud Italia e il camion era già ripartito per Milano quando ci siamo accorti che aveva qualcosa che non andava. Per questo l’abbiamo smaltito noi, altrimenti avremmo dovuto aspettare il giorno successivo, con il rischio di contaminare altri alimenti. Inoltre puzzava molto. Sarebbe stato un problema sia tenerlo in frigo sia fuori”.
In merito alle procedure standard per gestire prodotti non conformi, ha spiegato: “Solitamente li rendiamo indietro, poi a volte ci confrontiamo con il fornitore. Ma nella maggior parte dei casi ci accorgiamo delle irregolarità ancor prima di scaricare il carico. In quel caso ci era proprio sfuggito, il fornitore forse andava anche un po’ di fretta. C’è stata una leggerezza”.
L’uomo ha specificato che l’episodio risale alla fine dell’estate: “Tutto è scoppiato ora a causa del video”. Le ripercussioni sono state pesanti: “In tanti hanno commentato il video, in tanti ci stanno chiamando per avere spiegazioni. Abbiamo anche risposto nei commenti al video per spiegare la realtà delle cose. Abbiamo perso clientela, non dico la metà ma quasi. Speriamo che i più affezionati continuino a sostenerci come stanno facendo già ora”.
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