Immacolata Chaouqui s’è sfilata dal fronte orlandiano e lo ha anche duramente attaccato. Vale però la pena si soffermarsi sul suo profilo professionale, perché è stata chiaramente lei a suggerire le strategie che hanno fatto ridiventare e restare di grande attualità il mistero Orlandi a partire dal 2017, indicando man mano le mosse sfociate poi anche nel clamore del cimitero teutonico del Vaticano.
Dopo la condanna del dicembre 2016 Chaouqui si è data alla pubbliche relazioni, diventando così una “pierre”. Ma di altissimo livello. Ha infatti lanciato la sua società internazionale ViewPointStrategy, specializzata in strategie di immagine e comunicazione. In tempi recenti si è rivolto all’agenzia della Chaouqui anche Fedez, in cerca di consigli e istruzioni per rimontare la corrente dopo i danni arrecati alla sua immagine dalla crisi e separazione dalla moglie Chiara Ferragni.
E’ nel 2017, cioè dopo la condanna e il lancio della sua agenzia internazionale, che Chaouqui ha presentato Laura Sgrò a Pietro Orlandi consigliandogli di nominarla suo legale. Consiglio nato anche dal fatto che è tra i pochissimi avvocati che possono svolgere la propria attività professionale anche in Vaticano. Dove il marito della pierre, Corrado Lanino, ha acquisito una lunga esperienza di lavoro come informatico.
La capacità della Chaouqui nel campo delle pubbliche relazioni e delle strategie comunicative non nasce dal nulla. Laureata in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, esordisce giovanissima nel mondo della comunicazione già come capo delle relazioni esterne dello studio legale di enorme prestigio Pavia e Ansaldo, che ha studi in Italia (a Milano, Torino e Roma nel Palazzo Torlonia, vicino piazza di Spagna), Russia, Giappone e Spagna. Poi la giovanissima pierre passa allo studio Orrick, uffici e Roma e Milano, e infine a Ernst & Young, che l’1 luglio 2013 dalle iniziali dei due nomi diventata semplicemente EY.
La società della Chaouqui ha tra i suoi clienti anche l’Asl Roma 4, e nella delibera dell’assegnazione dell’incarico si legge che la View Point Strategy è stata scelta “grazie all’expertise acquisita in contesti prestigiosi” e in quanto “svolge un importante ruolo di player nella consulenza strategica e nell’assistenza ad aziende, istituzioni pubbliche e private, associazioni di categoria e grandi manager”.
Sul suo profilo professionale su Linkedin Chaouqui ha scritto di cosa si occupava in EY:
“In circa 10 anni di esperienza ho sviluppato le capacità necessarie per creare e implementare modelli di comunicazione interna/esterna efficace e di valore al fine di fornire una corretta immagine dell’azienda (identità, valori, attività) verso i clienti, le associazioni di categoria, le istituzioni e gli stakeholder in genere allo scopo di migliorare la percezione del brand e del suo top management nella business community. Ho sviluppato un efficace sistema di relazioni con i “media” nazionali e internazionali per promuovere e coordinare la presenza media e digital media delle attività dell’azienda e favorire la percezione del management come opinion leader sui temi core aziendali”.
Così stando le cose, se ne può quindi dedurre che:
– l’avere presentato Laura Sgrò a Pietro Orlandi e l’avergli consigliato di nominarla sua legale fa parte di una strategia, anche internazionale, elaborata dalla Chaouqui di rilancio del mistero Orlandi, a cominciare dalla richiesta – fatta con 34 anni di ritardo – di una indagine vaticana sulla scomparsa di Emanuela;
– pare scontato che sia stata la Chaouqui a suggerire a Netflix l’idea di produrre la miniserie Vatican Girl. Il cui successo, anche internazionale, è stato tale da indurre addirittura il parlamento italiano a varare una apposita commissione bicamerale d’inchiesta. Commissione che oltre a occuparsi della scomparsa di Emanuela ha deciso di ampliare il gioco occupandosi anche della scomparsa di Mirella Gregori. Nonostante che in 41 anni di indagini varie nulla dimostra che c’entri con la scomparsa della ragazza vaticana.