Immigrazione fra necessità, moralismo e ipocrisia: servono ma chi sceglie? Lo Stato italiano o gli scafisti?

Immigrazione fra necessità, moralismo e ipocrisia. I poveri morti annegati a Crotone sono diventati un lutto nazionale, almeno secondo i giornali.

Molto di più per molti lo è stata la morte di Maurizio Costanzo, non solo per il personaggio ma, almeno per me, per come è morto: stava bene, contava di uscire presto dalla clinica, lo ha stroncato una polmonite.

Tutto sfumerà nei mesi e negli anni. Ogni giorno in Italia muoiono circa 1.500-2.000 persone (pesa il Covid) che fa tra mezzo milione e 700 mila morti in un anno.   Costanzo sarà presto un doloroso ricordo per la vedova e i suoi intimi. I 100 morti di Crotone svaniranno come tanti altri di tante tragedie. Cosa dicono Polesine o Vajont a milioni di italiani? E almeno ai tempi del Polesine la Rai lanciò la catena della solidarietà che raccolse milioni di lire dell’epoca. E credo che al tempo del Vajont fu il Corriere della Sera a lanciare la raccolta. E lo stesso fece la Stampa per il terremoto dell’Irpinia: con l’accortezza del direttore Giorgio Fattori di non consegnare alcuna somma di denaro a chicchessia ma di comprare beni strumentali consegnati personalmente da un redattore a chi una commissione del giornale aveva scelto.

Oggi, tutti piangono, si commuovono e si indignano, a parole. Poi si gireranno dall’altra parte e torneranno a farsi i fatti propri. Tutto il can can di oggi, a parte la partecipazione umana al tragico destino di quegli annegati. mi sa molto di ipocrisia e ideologia.

Un incauto Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha detto quello che pensiamo in tanti, e si è scatenato il finimondo. Gesù direbbe: sepolcri imbiancati. Visto che sono così ardentemente indignati, perché non seguono il precetto riferito nel Vangelo di Matteo:  “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto”.

Una cosa è certa, Piantedosi non doveva parlare. Ce li vedete Scelba o Taviani a fare battute del genere?

Se la prendono tutti col ministro , dicono che anche Giorgia Meloni sia irritata. Non una parola contro il meccanismo criminale degli scafisti, che hanno stipato tutti quei poveretti su quella imbarcazione, salvo poi, nel momento critico, scappare su un canotto, abbandonandoli al loro tragico destino. Delinquenti o agenti del Fato? Possibile che dobbiamo sentirci colpevoli noi?

Sul tema immigrazione attenti ai piagnistei ipocriti: in Africa sono più di un miliardo, chi deve scegliere chi ha diritto di entrare in Italia? Gli scafisti o lo Stato italiano? Oggi a decidere chi entra in Italia non è il governo ma gli scafisti, le coop e i preti. Questi non per bontà ma per i sussidi. E poi c’è la mafia nigeriana che nel giro di pochi anni ha imparato tutto quello che c’era da imparare.

Non c’è niente di etico né di solidale né di cristiano nella mia posizione. Credo che l’Italia abbia bisogno di nuovi cittadini per sopravvivere. Già oggi, senza il lavoro e i consumi di milioni di lavoratori di origine non italiana, penso che saremmo messi assai male.

L’Inghilterra è stata per anni un modello di accoglienza nell’immigrazione. C’erano sussidi per i rifugiati, c’erano opportunità di fare soldi per chi aveva voglia di lavorare. I poveri inglesi, di natura fannulloni, restavano a bocca aperta. Il Governo britannico oggi è guidato dal figlio di immigrati indiani, mezzo governo è fatto di indiani e neri. Istigati da Putin e dall’egoismo razzista dei figli degli immigrati, gli inglesi hanno scelto di rompere con la tradizione: caccia ai migranti nella Manica e Brexit. Ora si trovano con gli scaffali vuoti nei supermercati e un ministro che dice: non ci sono pomodori? mangiate rape.

L’Italia come quasi tutti i Paesi, è un mosaico etnico. Però nel caso dei migranti il problema è il nostro collettivo interesse italiano: non siamo un gruppo etnicamente omogeneo, ma siamo una nazione e lo siamo da duemila anni. Abbiamo assorbito ogni tipo di invasore, dai germani agli arabi. I seguaci del mito di Roma pensano che la nostra classe dirigente dei secoli passati discendesse da Augusto, invece erano figli degli invasori longobardi, o normanni, o greci. I Savoia erano di origine germanica anche loro.

Ma qui siamo, ci siamo da millenni o secoli. Ci unisce un interesse collettivo, al di là delle divisioni regionali e ideologiche.

Il nodo della immigrazione non è che ci deve essere. Se chiudessimo i  confini sareste ridotti alla fame. Il nodo è nella qualità di chi arriva. Servono quelli che raccolgono i pomodori al posto degli italiani col reddito di cittadinanza, altrimenti sono rape anche per voi. Se la Schlein e Conte e la burocrazia europea otterranno l’allargamento del sussidio anche ai raccoglitori dei pomodori, saranno comunque rape.

Ma servono anche tecnici e magari qualche laureato, come si sono pappati i tedeschi dall’Est europeo e dal Medio Oriente. Dobbiamo fare come canadesi e australiani. Dobbiamo fare entrare chi ci serve, non chi vuole. In questo non c’è dubbio che si celi un rischio di razzismo: meglio gli orientali o gli africani? meglio i siriani e i turchi o gli egiziani?
Non è un problema di buon cuore. In Africa sono un miliardo: che vogliamo fare?
I paesi africani sono dissanguati dalla corruzione. Non possiamo farcene carico. La corruzione è universale, ce ne è in America più che in Cina, l’Italia è il paese meno corrotto al mondo.

Immigrazione? L’Europa soffre l’onta del colonialismo. Ma non esageriamo. Peggio ha fatto in Africa l’Unione Sovietica e ora faranno i cinesi. Nessuna Europa o America ha la voglia o la forza di intervenire a moralizzare Congo o Nigeria. Eppure…

Serve un approccio politico globale, che non può essere che europeo,  che integri procedure di ingresso con programmi di investimento e di delocalizzazione, come hanno fatto gli americani in Cina e i nostri del Nord est in Romania.

Mi auguro che al fondo ci sia un grande rispetto umano verso gli abitanti e i loro limiti. Siamo europei, non cinesi.

 

Published by
Marco Benedetto