Chi l’avrebbe mai detto? Andare in bici ubriachi può portare dritti in carcere. Un 29enne emiliano, ora residente a La Spezia, ha infatti imparato a sue spese che pedalare con un po’ troppo alcol nel sangue non è una mossa così brillante. Un errore che gli è costato sei mesi di carcere, senza neanche la possibilità di schivarlo, e tutto per colpa di un piccolo dettaglio: il cambio di residenza. Ma andiamo con ordine.
Il controllo e la sanzione
Due anni fa, il giovane venne fermato dalla polizia in Emilia Romagna mentre era in evidente stato di ebbrezza. Il suo tasso alcolemico era superiore a 1.5 grammi per litro di sangue, il che in effetti non è poco, neanche se si è in sella a una bici. Non è chiaro se il ragazzo fosse in movimento, fermo o sdraiato, ma una cosa è certa: non aveva provocato danni a nessuno. Eppure, la legge è chiara: chi è sorpreso a guidare (bicicletta compresa) sotto effetto di alcol può essere sanzionato con una multa tra 1.500 e 6.000 euro e una pena detentiva che va da sei mesi a un anno, con la possibilità di sostituire la reclusione con lavori socialmente utili o pene economiche.
Il destino beffardo
Il problema, però, è che quando la raccomandata della pena arriva, il nostro protagonista ha già cambiato vita: è passato a La Spezia, ha trovato lavoro in un’autoofficina e, cosa più importante, non ha mai ricevuto la notifica della multa. Ma come spesso accade con i “piccoli” errori burocratici, la giustizia non dimentica. Quando la polizia lo rintraccia nella sua nuova città, il giovane si ritrova a dover scontare i sei mesi di carcere, con tutte le difficoltà che ciò comporta. E così alla fine non solo ha dovuto affrontare la dura realtà della prigione, ma ha perso anche il suo lavoro. Il 29enne, infatti, è stato anche licenziato dall’officina. E ora, uscito dal carcere, il ragazzo è ancora disoccupato. Doriano Saracino, garante per i diritti dei detenuti, ha commentato il caso definendolo un “cortocircuito della giustizia”, sottolineando come la mancata notifica abbia reso inapplicabili le pene alternative previste dalla legge.