Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, merita le attenuanti generiche e non le aggravanti come la premeditazione, la crudeltà e gli atti persecutori. Questa è stata la richiesta avanzata dagli avvocati difensori Monica Cornaviera e Giovanni Caruso al termine di un’arringa durata circa tre ore presso la Corte d’Assise di Venezia.
La difficile posizione della difesa
La difesa non ha quantificato una pena specifica, ma ha espresso la complessità della sua missione. “Oggi ho un compito non facile: assistere, difendere un imputato reo confesso di un omicidio efferato, gravissimo e altri reati satellite”, ha esordito l’avvocato Caruso. La richiesta dell’ergastolo da parte del PM Andrea Petroni appare come una condanna già scritta, ma il legale ha sottolineato che “l’ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante. Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Premeditazione e crudeltà: le obiezioni della difesa
Secondo l’avvocato Caruso, la premeditazione non sussiste. “Non è Pablo Escobar”, dice il legale, cercando di smontare la tesi della premeditazione: “Se c’è uno che non sa premeditare alcunché è Filippo Turetta”, ha affermato, definendolo insicuro e incapace di pianificare azioni così complesse. La lista trovata dagli inquirenti, indicata come prova di premeditazione, per la difesa era solo un tentativo di rapire Giulia per convincerla a ricominciare la relazione. Anche l’aggravante della crudeltà è stata contestata: “È un omicidio efferato ma non c’è l’aggravante della crudeltà”, ha detto, sottolineando che “la crudeltà non è legata al numero dei colpi”, riferendosi alle 75 coltellate inflitte.
Un “amore tossico” e il rifiuto dello stalking
La difesa ha ricostruito la relazione tra Giulia e Filippo, descrivendola come un “amore tossico” che la giovane, intelligente e solare, aveva interrotto. Tuttavia, ha sottolineato che Giulia non aveva paura di Turetta: “Se avesse avuto paura per la sua incolumità, avrebbe dato appuntamento al suo futuro omicida?”. Per quanto riguarda l’accusa di atti persecutori, il legale ha affermato che non ci sono prove di uno “stato d’ansia e paura perdurante e grave” in Giulia.
La richiesta della difesa
Gli avvocati hanno chiesto che le aggravanti non vengano riconosciute e che, in ogni caso, vengano concesse le attenuanti generiche. Come elemento a favore di Turetta, la difesa ha ricordato i suoi tentativi di costituirsi e la collaborazione per un processo rapido. “Turetta ha rinunciato all’udienza preliminare e ha chiesto scusa prima ancora di rientrare in Italia”, ha concluso il legale, sottolineando che il giovane è consapevole di dover trascorrere gran parte della vita in carcere.