“Siamo partiti 4 o 5 giorni fa da Sfax (quindi Tunisia, ndr). Eravamo 45. Tre giorni fa, pioggia, vento e la barca è affondata. Tutti siamo finiti in mare. Vicino a me sono rimasti due ragazzi, poi dopo due giorni non li ho più visti, il mare li ha allontanati”. Queste le prime parole, riferite a medici e mediatori che l’hanno soccorsa, dalla bambina di 11 anni salvata al largo di Lampedusa nel giorno dell’Immacolata.
A soccorrerla in mare aperto, raccontano le cronache, sono stati gli operatori del veliero Trotamar III, della ong tedesca CompassCollective. La piccola è originaria della Sierra Leone e, da quel che si è capito fin qui, sarebbe l’unica sopravvissuta del naufragio verificatosi tre giorni fa.
Il veliero della ong tedesca era in zona per un altro intervento, alle 3.20 della notte. La bambina, raccontano, “si teneva a galla con due salvagenti improvvisati fatti di tubi di pneumatici riempiti d’aria e un giubbotto di salvataggio”.
“È stato un miracolo – ha raccontato lo skipper, Matthias Wiedenlübbert – l’aver sentito la sua voce, in alto mare, e col motore della nostra imbarcazione acceso. E, naturalmente, abbiamo cercato altre persone. Ma dopo una tempesta durata giorni non c’era speranza”.
Nella foto scattatata subito dopo il salvataggio, quando era ancora a bordo del veliero della ong, la bambina si vede appena sotto la coperta termica. Si vedono solo i suoi occhi e tanto basta per capire quel che ha vissuto.
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