Cronaca

La storia dei maialini chiusi in gabbia e destinati a morire per una mostra d’arte, poi salvati da una bambina di 10 anni

Tre maialini vivi destinati a morire esposti per denunciare l’atrocità degli allevamenti intensivi in Danimarca. Questo il soggetto di una controversa mostra d’arte, firmata dall’artista cileno Marco Evaristti, dal titolo: “And now you care?” (E ora ti importa?). Gli animali sono stati sistemati nell’ex magazzino di un macello nel quartiere di Copenaghen, dove storicamente si lavorava la carne. I maialini, Simon, Lucia e Benjamin, sono stati chiusi in una gabbia creata mettendo vicini due carrelli della spesa rovesciati.

Un’installazione molto particolare, messa in scena per “svegliare la società danese”, ha spiegato l’artista, che ha aggiunto: “Si tratta di tre maiali che sarebbero morti comunque perché troppo deboli. E qui ricevono cibo e acqua e più spazio di quanto ne avrebbero avuto nei porcili danesi convenzionali, dove ogni giorno muoiono più di 20.000 maiali”.

Il finto furto dei maialini

Il giorno dopo l’inaugurazione della mostra, Evaristti aveva denunciato alla polizia il furto dei tre piccoli suini, convinto che fossero stati rapiti. L’artista ha poi rivelato che in seguito il suo assistente Caspar Steffensen gli aveva confessato di aver dato i maialini a un gruppo animalista, che aveva sottratto i piccoli animali dall’installazione. Il motivo? La richiesta della figlia di 10 anni di Steffensen, che ha implorato il padre di intervenire per salvare i maialini. In principio l’uomo non voleva svelare il suo coinvolgimento, ma poi è stato costretto a farlo dopo le dichiarazioni rese note dagli animalisti.

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Silvia Di Pasquale