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La storia del detenuto di Poggioreale che ha mangiato il dito del compagno di cella

C’è un detenuto che, raccontano le cronache, si è reso protagonista di un vero e proprio atto di cannibalismo nel carcere di Poggioreale, a Napoli. A quanto pare l’uomo, originario del Mali, ha preso a morsi e poi mangiato il dito di uno suo compagno di cella. E fin qui, più o meno tutto anormale. Ma la cosa che rende ancora più anormale la vicenda è che ancora non si riesca a trasferire il detenuto dal reparto psichiatrico di un ospedale napoletano a una Rems, la cosiddetta Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Almeno così denunciano i sindacati della polizia penitenziaria.

La nota dei sindacati

Il carcere di Poggioreale
La storia del detenuto di Poggioreale che ha mangiato il dito del compagno di cella (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

“Sta togliendo spazio alla cittadinanza che potrebbe usufruire dei posti letti ospedalieri adesso a sua disposizione, e tiene impegnati ben dieci agenti di polizia penitenziaria il detenuto straniero che alcune settimane fa si rese protagonista di atti di cannibalismo nel carcere di Napoli-Poggioreale”.

Questo l’incipit della nota dell’Uspp. Secondo il presidente Giuseppe Moretti e il segretario regionale Ciro Auricchio la triste vicenda, certifica “il fallimento delle Rems che con la chiusura degli Opg dovrebbero prendersi in carico i detenuti psichiatrici”.

“Il detenuto, un soggetto con gravi problemi psichiatrici, sarebbe da svariati giorni ricoverato in un reparto psichiatrico di un ospedale napoletano – fanno sapere i due sindacalisti – malgrado il giudice abbia disposto il suo trasferimento presso una Rems. Ma, a tutt’oggi, tale allocazione pare non sia stata ancora assicurata. E così continua ad occupare una camera di un ospedale, sottraendola ai cittadini e ci sono ben 10 agenti di polizia penitenziaria impiegati quotidianamente nei diversi turni per il piantonamento, agenti che, se liberati, potrebbero essere impiegati per far fronte ad altri servizi istituzionali che rientrano nelle competenze del Corpo di polizia penitenziaria”.

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