
La storia della morte di Liliana Resinovich, dal possibile strangolamento alla questione eredità (FOTO ANSA) - Blitz Quotidiano
La morte di Liliana Resinovich potrebbe essere stata causata da uno strangolamento, secondo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano Il Piccolo. Il giornale precisa che il decesso sarebbe avvenuto per asfissia meccanica, attraverso la compressione sulla parte anteriore del corpo. Sarebbe inoltre imminente l’iscrizione di alcune persone nel registro degli indagati. Resinovich era scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021. Il suo cadavere fu trovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. La sua testa era infilata in due sacchetti trasparenti e il corpo era in due sacchi neri, quelli comunemente usati per la raccolta dei rifiuti.
Liliana Resinovich, strangolata non soffocata
Liliana sarebbe stata presa alle spalle e messa nelle condizioni di non poter reagire, colpita al volto e poi strangolata, non soffocata, con un movimento di torsione brusco del collo, una compressione letale con l’avambraccio che avrebbe causato anche la frattura a una vertebra. La consulenza di Cristina Cattaneo e altri esperti individuerebbe nel giorno della scomparsa il momento della morte, poi il corpo sarebbe stato nascosto e infine portato nel boschetto, dove poi fu trovato.

L’ipotesi suicidio troppo debole
La richiesta di archiviazione per la tesi del suicidio avanzata dalla Procura nel giugno 2023 aveva suscitato molti dubbi. Anche nel gip, che aveva smontato la tesi indicando in oltre venti i punti da approfondire. Non si ricordano molti casi di persone che si suicidino mettendo la testa in due sacchetti di plastica fissati con un cordino al collo e infilando il corpo in due grandi sacchi neri, uno dal lato della testa uno dai piedi. Oggi il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, per bocca del suo legale, può dire che “finalmente dopo tre anni siamo nella giusta direzione. L’ipotesi del suicidio era grossolana e bizzarra, ora è stata esclusa in radice“. “Ci siamo sempre battuti – ha rilevato Gentile – sostenendo che le lesività sul corpo non erano di natura accidentale”.
La questione dell’eredità
Da parte sua Sergio Resinovich, nel corso di un colloquio con Giampaolo Visetti di Repubblica, lascia intendere che il colpevole dell’omicidio sia il cognato, Sebastiano Visintin: “Non faccio nomi, ma dico che una sola persona aveva interesse a far sparire e poi ritrovare il suo cadavere. Chiunque altro si sarebbe sbarazzato del corpo, rendendolo introvabile per sempre. Solo una persona aveva invece bisogno, dopo un po’ di tempo, di farlo riapparire”. Per il fratello di Liana con il ritrovamento del cadavere non ci sarebbero stati problemi a ricevere l’eredità destinata al marito. Sergio “assolve” invece Claudio Sterpin, amante di Liliana: “Lui non aveva alcun interesse a uccidere la donna che amava. Quando ci siamo incontrati, mi ha raccontato dettagli riservati della vita della nostra famiglia. Lilly li avrebbe rivelati solo a una persona per lei davvero speciale”.
Le parole del marito di Liliana
Visintin ha chiesto che “tutte le persone che hanno ruotato attorno alla vita di Liliana vengano sentite”: familiari, vicini di casa, chi ha avuto a che fare con Liliana e lui stesso: “Non ho niente da nascondere”. Scettico sull’omicidio: “Non riesco a capire come una persona possa averla uccisa, congelata, impacchettata e riportata lì. A che scopo?” .”Non era più semplice abbandonarla lungo una strada e farla ritrovare anche subito?”, si chiede.