La triste parabola del “Bel Rene’”: da boss della mala milanese alle soglie di una RSA. Vallanzasca, 74 anni, condannato a quattro ergastoli, 52 anni dietro le sbarre, attualmente detenuto a Bollate, è malato e disorientato. “È l’ombra di sè stesso”, dicono i suoi legali. E ancora: ”Non ci sta più con la testa, peggiora ogni giorno”. Conferma il Servizio Medico Penitenziario: “Vive in condizioni che producono paranoia, deliri notturni, afasia che lo portano a cadere dal letto e per questo tra luglio e agosto è stato ricoverato più volte. Le sue condizioni non gli fanno nemmeno capire il senso della pena”.
Aggiunge il neurologo dello staff medico: ”Ha perso completamente il controllo, deve essere trasferito in una struttura per malati di Alzheimer. Vallanzasca è oggi incompatibile con il carcere”. Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha già dato il suo parere favorevole. Il giudice Carmen D’Elia si è riservata alcuni giorni per decidere. Ma tutto lascia pensare che darà il suo ok; oltretutto è già stata individuata la struttura per le cure. È in provincia di Padova.
Va detto, forte e chiaro: Renato Vallanzasca è stato uno dei più efferati criminali italiani. Arrestato una prima volta nel 1972 dopo una rapina in un supermercato ed evaso dal carcere, nella latitanza ha organizzato la cosiddetta “Banda della Comasina”, quartiere periferico di Milano. E subito ha riempito le cronache infilando circa 70 rapine nel biennio 1976–1977, vari omicidi (anche 4 poliziotti e un medico). l numerosi sequestri di persona. Di nuovo arrestato il 15 febbraio 1977, è evaso tre anni dopo da San Vittore ma è stato acciuffato dopo una sparatoria. Condannato al carcere duro (1987) per aver scatenato una rivolta nel penitenziario di Novara, ha collezionato una rocambolesca evasione dall’oblò del traghetto che da Genova lo stava portando nel carcere di Nuoro. L’evasione fece molto rumore, i Tg nazionali ne approfittarono costruendo il personaggio da film: bello, spietato, sciupa femmine, guascone, formidabile battutista, telegenico, sprezzante del pericolo, insolente con lo sguardo birichino e, dicevano ettari di donne, sguardo “arrapante”. Nel 2005 ha chiesto la grazia a Ciampi, cinque anni dopo ha ottenuto il beneficio del lavoro esterno (più volte ritirato); nel 2014, in regime di semilibertà, è stato scoperto a rubare due boxer. Si è giustificato dicendo: ”Io sono nato ladro”. Carriera da detenuto insuperabile: è stato ospite di 36 penitenziari e da tutti ha cercato di evadere.
Un personaggio così non poteva essere ignorato da registi e sceneggiatori. Cinema e televisione se ne sono occupati con dovizia di risorse. Due registi in particolare: Michele Placido e Ricky Tognazzi. Placido nel 2010 ha realizzato il film “Gli Angeli del male” ricostruendo la vita di Vallanzasca, interpretato dall’attore romano Kim Rossi Stuart; Tognazzi, due anni dopo, ha realizzato una mini serie tv per Rai1, dedicata al caso Tortora in cui ha inserito Vallanzasca e le sue implicazioni (esterne) su un clamoroso errore giudiziario che colpì nel 1983 il conduttore televisivo. Anche Sky, nel 2022, ne ha parlato in una docu serie in cinque puntate.
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