Allarme dati rubati, l’inchiesta si allarga. La “banda dei dossier” che avrebbe acquisito informazioni per poi rivenderle per fini imprenditoriali o politici – carpiti 800 mila documenti, affari per oltre 3 milioni, probabili appoggi da clan mafiosi e servizi stranieri, spiati anche i vertici dello Stato – tale banda aveva le sue “menti”, come ogni organizzazione che si rispetti.
Gli inquirenti, in testa la Procura nazionale antimafia guidata dal magistrato pugliese Giovanni Melillo – 66 anni, in carica dal maggio 2022, successore di Federico Cafiero De Raho (oggi deputato M5S) – hanno individuato queste “menti” definendoli “soggetti pericolosi per la democrazia del Paese”.
Soggetti operativi attorno ai quali ruotava un gruppo che aveva raccolto (rubandoli) documenti “classificati” e che – questa l’ipotesi investigativa più accreditata – potrebbero aver venduto dati riservati anche all’estero. Ecco i registi della organizzazione di hacker.
La Procura di Milano non ha dubbi, i ladri di informazioni sarebbero due insospettabili: un ex poliziotto e un informatico. Due figure centrali della cyber banda; coloro cioè che, intercettati, hanno detto: ”Con i nostri report sputtaniamo tutta l’Italia”. I presunti spioni, sicuri del fatto loro, stoccavano la loro mole di file in scatoloni e li nascondevano in garage.
65 anni, il poliziotto che per anni è stato in prima linea nelle più importanti operazioni contro la mafia calabrese in Lombardia è finito ai domiciliari per aver delineato le “strategie operative” e programmato “ le attività illecite” del gruppo di hacker. E’ l’ad di Equalize, società di investigazione privata del manager Enrico Pazzali (uno degli indagati), socio di maggioranza della società e presidente della Fiera di Milano, con socio di minoranza proprio l’informativo arrestato.
44 anni di Bollate, informatico di spessore, l’altro arrestato è legato alla organizzazione di pirati informatici “Anonymus”, il famoso movimento che dal 2023 si ispira alla pratica della pubblicazione anonima di immagini e commenti su internet e più in generale su web.
Lo dice il generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto già comandante del GAT ( Gruppo Anticrimine Tecnologico). I dati sono il nuovo oro nero e “il loro contrabbando è talmente redditizio da consentire alle organizzazioni criminali di convincere chi ha in custodia quei tesori di orientare illecitamente le proprie opportunità di lavoro a vantaggio di un terzo”. Quindi lo Stato deve avvalersi di strumenti più efficaci. Qualcosa, in tal senso, si sta muovendo. L’inchiesta di Milano mostra tutta la fragilità del nostro sistema. Urge provvedere.