Macché calamità, diluvio urbano, precipitazioni inarginabili, alluvioni catastrofiche. Basta lagne. C’è una soluzione: le città-spugna. Cioè città con asfalti drenanti, parchi e giardini per assorbire l’acqua.
All’estero le città-spugna se ne vedono già e funzionano; in Italia si continua a parlare di eventi disastrosi e imprevedibili e nessuno studia e fa proposte concrete. L’architetto di fama mondiale Mario Cuccinella, 64 anni, palermitano di nascita, bolognese d’adozione, opere conosciute ovunque, un passato nello studio di Renzo Piano ( a Genova e a Parigi) ha fatto conoscere la sua “ricetta” in una lunga intervista al Carlino di Bologna.
L’archistar Cuccinella parla chiaro: “Ci sono progetti ovunque, anche in Cina dove sono stato recentemente; progetti che parlano di ‘Sponge City’, cioè di città che come ‘spugne’ che assorbono l’acqua invece di farla scorrere. In Italia manca prima di tutto progettualità. In Italia resta drammaticamente evidente il sottodimensionamento delle infrastrutture, sopratutto per la gestione delle reti idrauliche. Ho l’impressione che ci sia timore a vedere il futuro”.
Non usa mezzi termini l’archistar nell’attaccare una politica che “scarica continuamente le responsabilità all’altra parte ma, l’ennesimo evento in un anno e mezzo, mette a nudo proprio l’impreparazione del sistema. Servono progettualità chiare su come fare fronte ai cambiamenti climatici per i prossimi 10-15 anni e oltre. Ma tutto questo tema fondamentale a livello politico non è praticamente partito, siamo ancora al palo. Ci sono figure che hanno incarichi e responsabilità chiare. Non faccio polemiche, faccio un discorso generale. Però è chiaro che se succede quello che succede, a livello territoriale si sarebbe dovuti intervenire per prima, invece vedo ancora rimpalli di responsabilità mentre la gente muore”.
Mario Cuccinella è un fiume in piena. Punta il dito contro chi ha permesso di vivere in territori a rischio alluvionale. E parte proprio da questo punto, cioè la salvaguardia delle persone. Il piano dei rischi idrogeologici c’è ma manca, a suo dire, il coordinamento. E aggiunge che la politica deve darsi un mandato, “serve una pacificazione, occorrono infrastrutture ambientali come le casse di laminazione, indipendentemente da chi governa. All’estero si parla di città spugna che assorbono l’acqua attraverso la porosità dei terreni, eliminando l’opposizione di cemento, pietra, superfici non permeabili. Da qualche parte si può pur partire. Le condizioni climatiche non sono più quelle di 10-20-30 anni fa, bisogna riprogettare le città e i territori. E un tema di civiltà e macrovisione politica che continua a mancare”. Perfetto.
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