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Madre annega la figlia di 10 mesi nella vasca e poi tenta il suicidio

A Nole Canavese, in provincia di Torino, una donna ha ammazzato la sua figlia di 10 mesi e poi ha tentato di suicidarsi trafiggendosi il torace con un coltello da cucina. Secondo una prima ricostruzione, la donna avrebbe annegato la bambina nella vasca da bagno, nella loro casa nel centro della cittadina nel basso Canavese.

A chamare il 112 dopo avere scoperto la tragedia è stato il marito della donna, che ha tentato inutilmente di rianimare la figlia. La moglie, ferita al torace, è stata trasportata dall’elisoccorso in ospedale a Torino. Non sarebbe in pericolo di vita. La piccola era l’unica figlia della coppia, poco più che trentenne.

Le prime notizie

Il luogo della tragedia
Madre annega la figlia di 10 mesi nella vasca e poi tenta il suicidio (Foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Secondo le prime notizie la madre era da oltre un anno in cura e sarebbe dovuta andare nel pomeriggio dalla psicologo. La donna, secondo quanto si apprende da fonti investigative, aveva infatti manifestato problemi psicologici fin dai primi mesi di gravidanza e per questo era seguita da uno psicologo.

Lo psichiatra Cerveri: “La post gravidanza è una fase di grandissima fragilità”

“La post gravidanza – dice lo psichiatra Giancarlo Cerveri, membro del Consiglio della Società Italiana di Psichiatria – è una fase di grandissima fragilità e bisogna fare attenzione ai segnali d’allarme. Una deflessione importante dell’umore, pianti frequenti, fatica ad occuparsi del figlio, angoscia e inadeguatezza sono indizi che se colti dal marito, dai familiari o dal medico di base devono in questi casi sollecitare con grandissima attenzione una risposta da parte dei servizi. Bisogna chiedere aiuto”.

“Tantissimi studi hanno evidenziato come fisiologicamente c’è una deflessione del tono dell’umore transitorio che in molti casi recede spontaneamente – continua -. Alcune purtroppo vanno incontro a una condizione depressiva molto grave definita depressione post partum, persistente, e che in alcuni casi può trasformarsi in quella che viene chiamata psicosi post partum in cui la condizione psichica della madre diventa ancora più grave. Oggi si stanno sempre più attivando dei servizi specifici per la detenzione precoce di queste forme gravi con una collaborazione che avviene tra i servizi salute mentale e i reparti di ginecologia fin dai primi giorni dopo il parto, spesso si lavora anche nei corsi di preparazione al parto”.

Attenzione anche ai ritmi del sonno, “questo rende ancora più difficile per alcune donne riuscire a mantenere un equilibrio adeguato – prosegue- Ad ogni modo, l’aiuto deve essere dosato in funzione della situazione. A volte è sufficiente un intervento di tipo psicoterapico, altre volte è necessario un intervento di tipo psicofarmacologico”, conclude.

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