Colpo di genio di Marco Fassoni Accetti per tornare alla ribalta alla grande sotto i riflettori dell’Emanuela Orlandi Show.
- Accetti dal maggio 2013 s’è impadronito per due anni della scena giudiziaria e giornalistica auto accusandosi sia del “rapimento” di Emanuela Orlandi che di quello di Mirella Gregori.
- E consegnando al magistrato Giancarlo Capaldo “il flauto traverso di Emanuela”.
- Clamore durato due anni e sfociato ingloriosamente nell’accusa di calunnia e autocalunnia
- E in una perizia che lo definiva un po’ troppo ghiotto di protagonismo e ricco di fantasia
- Clamore e luci della ribalta che hanno fatto perdere però anche loro tempo prezioso ai magistrati e ostacolato di fatto le indagini serie. Il tutto con spreco anche di pubblico denaro, dato che il lavoro di magistrati, poliziotti, carabinieri e periti d’ufficio non è “a gratis”, ma pagato con danaro pubblico.
Questa volta Accetti vuole impadronirsi della Commissione parlamentare d’inchiesta nata per indagare sui due “rapimenti” (e in cui mi pare che l’unico dotato di buon senso e senso comune sia il senatore Maurizio Gasparri). La chiave per (tentare di) spalancare le porte anche della commissione questa volta non sarà però il flauto “di Emanuela”, ma quella che lui definisce una perizia fonica. E che a suo dire dimostra che il famoso cosiddetto Americano che telefonava a casa degli Orlandi e al loro avvocato Gennaro Egidio per conto dei rapitori era lui. Insomma, una “perizia fonica” al posto del “flauto di Emanuela”, ma con lo stesso obiettivo: continuare lo show ridiventandone un protagonista.
Accetti su Facebook ha annunciato: “Il mio avvocato ha chiesto una perizia fonica al dottor Marco Arcuri, da inoltrare alla competente autorità”.
A che titolo Accetti abbia commissionato quella che definisce una perizia fonica non si sa. Infatti da anni non è un imputato per la sparizione di Emanuela e neppure per calunnia e auto calunnia, non ne è neppure un semplice testimone.
UNA PERIZIA FONICA PER MARCO ACCETTI
Insomma, sotto il profilo giudiziario non ha nulla a che spartirvi, ne è totalmente estraneo come qualunque altro privato cittadino anche se non di rado interviene per dire la sua e restare almeno un po’ sotto i riflettori. E’ quindi chiaro, anzi lapalissiano che si tratta di una trovata per rientrare in gioco.
Con Google non si trovano notizie su un Marco Arcuri perito fonico, però intervenendo su Facebook lui ha scritto che “le formanti delle registrazioni del 1983 e di quelle della voce dell’Accetti di oggi sono sostanzialmente identiche”.
C’è chi insinua il sospetto che Accetti, discreto imitatore delle voci, per la perizia di Arcuri potrebbe avere imitato la voce del cosiddetto Americano reperibile in vari audio nel vasto web. Insinuazione alla quale Accetti risponde così:
“Al di là dell’ascolto della voce, la perizia riporta anche i dovuti rilievi tecnici che comparano e identificano i parametri necessari per il riconoscimento e il giudizio. Sono considerate le voci dell’Americano, di Mario, della telefonata al Segretario di Stato e il lato A della cassetta delle presunte sevizie.
Riguardo alla disciplina dell’imitazione, faccio presente che un imitatore si ispira ed allude alle caratteristiche di una voce altrui, ma non può sostituirsi ad essa. Il grande imitatore Noschese, soleva invitare a volte nei suoi spettacoli, il personaggio da lui imitato. E postosi accanto dialogava con lui. Si possono recuperare queste esibizioni nel web: laddove si poteva facilmente notare come la voce di Sordi o di altri personaggi, fosse comunque dissimile dalla sua. E stiamo citando un artista dei più capaci”.
IL GIUDIZIODELLA PROCURA DI ROMA
L’ipotesi che Accetti potesse essere l’Americano è già stata vagliata senza successo dalla magistratura romana nel 2013. Suscitando la sua reazione furiosa contro i magistrati, ai quali promette che li perseguirà “in ogni sede”.
Accetti si è ben guardato dal perseguirli, e oggi riguardo lo smacco “fonico” del 2013 ribatte così:
“La perizia fonica di [Marco] Perino, fu fatta sul semplice ascolto delle voci accostate. Non pubblicarono i lavori, come da dovere e trasparenza. Infatti non ci fu alcuna perizia, ma solo l’ascolto delle due voci in comparazione. La voce mia attuale fu tratta da un’intervista. Un sistema rudimentale e superato dalle recenti tecnologie”.
Come che sia, questa trovata di Accetti la dice lunga sui pericoli che incombono sulla commissione. Sarà capace di resistere e districarsi dall’assedio di “supertestimoni” già cestinati e quindi fin troppo desiderosi di tornare in pista? Per non parlare dell’assedio di chi avrà qualcosa da “rivelare” pur di far parlare di sé. E ci sono noti giornalisti “specialisti del caso Orlandi” pronti ad avvalorare (anche) la nuova iniziativa di Accetti per poterla cavalcare. The show must go on!
Il tutto cinicamente sulla pelle (anche) della signora Maria Pezzano Orlandi, l’anziana madre di Emanuela che vive ormai sola in Vaticano e che per protagonismo altrui è costretta a subire periodicamente prima l’illusione di venire finalmente a sapere cosa è successo a sua figlia e poi la delusione della constatazione che si tratta sempre di fanfaronate.
POST SCRIPTUM – A scanso di equivoci e sospetti di complotti internazionali, è bene ricordare perché il cosiddetto Americano è chiamato così. E’ chiamato così solo perché Mario Meneguzzi, lo zio di Emanuela che per un periodo si è occupato di rispondere al telefono di casa Orlandi, parlando con i giornalisti delle telefonate fatte da chi affermava di essere il portavoce dei ”rapitori”, ebbe a commentare: “Parla con un accento strano, pare un americano”. Aggettivo che piacque molto ai giornalisti, al punto che lo adottarono subito come nome dell’anonimo e sconosciuto “portavoce” dei “rapitori”.