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Mistero Orlandi, la vera storia del supertestimone supercondannato morto coccolato da giornali e tv

Mistero Orlandi: miracoli del sensazionalismo a tutti i costi quando si scrive e si parla della scomparsa di Emanuela Orlandi. Specie se della scomparsa si accusa l’immancabile Banda della Magliana. Ecco l’esempio per ora più recente, freschissimo. 

Raccontava fandonie, tanto che lui è stato condannato e i carabinieri gli hanno arrestato la figlia e il suo fidanzato, ma nei titoli dei giornali che ne annunciano la morte tale Maurizio Giorgetti, nostra vecchia conoscenza abitante in provincia di Viterbo a Soriano del Cimino, viene celebrato come superteste. Può un bugiardo smentito dai fatti e dalle sentenze essere definito “superteste”? Il vocabolario della lingua italiana lo esclude, a meno che al sostantivo “supertestimone” si aggiunga subito l’aggettivo “fasullo”.  La stessa Procura della Repubblica di Roma ha concluso che raccontava fandonie, ma si insiste a scrivere  che le sue erano “rivelazioni”. Possono le fandonie essere definite “rivelazioni”? Il vocabolario della lingua italiana lo esclude, a meno che al sostantivo “rivelazioni” si aggiunga subito l’aggettivo “fasulle”.  

Eppure… Vediamo per esempio cosa scrive Repubblica:

“Maurizio Giorgetti è morto a 70 anni nella sua casa di Soriano del Cimino, nel viterbese, dove aveva trascorso gli ultimi anni presentando vari esposti nella caserma dei carabinieri sul mistero della ragazza 15enne del Vaticano. Legato ad ambienti di estrema destra con numerosi precedenti, nel 2010 aveva fatto delle rivelazioni nel corso della trasmissione Chi l’ha visto? e poi ai pm romani.

“In particolare Giorgetti aveva detto di aver sentito due uomini legati alla Banda della Magliana, tra cui il boss Enrico De Pedis, parlare del rapimento di una ragazza per recuperare del denaro appartenenti a Manlio Vitale, noto come “Er Gnappa. Giorgetti aveva riferito di aver sentito parlare del rapimento di Emanuela una sera da due componenti della banda della Magliana: Angelo Cassani e Giuseppe De Tomasi (per gli inquirenti, il telefonista Mario) al ristorante Il Porto di Lungotevere a Ripa, e una seconda volta all’Antica Pesa. I due avrebbero discusso dell’esigenza di portare via da Roma la ragazza rapita per recuperare miliardi appartenenti a Vitale. Le accuse poi non vennero più ritenute attendibili dalla procura”.

Intanto notiamo che pur di mettere in mezzo l’immancabile De Pedis i “due uomini legati alla Banda della Magliana, Angelo Cassani e Giuseppe De Tomasi”, citati due volte, diventano tre. Si aggiunge infatti il nome di De Pedis, nonostante si dica e si ripeta che i “due uomini” in questione erano solo due: “Angelo Cassani e Giuseppe De Tomasi”. Nonostante cioè sia ben chiaro che De Pedis nel racconto di questo articolo non c’entra assolutamente niente. 

Ma la cosa più clamorosa – e scandalosa non solo per fare rima – viene pudicamente taciuta. Viene cioè taciuto che “le rivelazioni nel corso della trasmissione Chi la visto?” erano una balla colossale smentita a suon di manette dai carabinieri. Vediamo cosa abbiamo infatti scritto l’11 maggio 2011:

“[…] Finiti nel magazzino dei ferri vecchi Agca, la telefonata anonima a “Chi l’ha visto?” e la signora Minardi, ecco comparire nel settembre 2010 tale Maurizio Giorgetti, anche lui inesorabilmente cestinato dai magistrati. Il nuovo ed ennesimo “supertestimone” arriva a dire di avere subito una aggressione in casa, un pestaggio “rappresaglia per le cose che ho rivelato riguardo il rapimento di Emanuela Orlandi da parte della Banda della Magliana”. Giorgetti, senza arrossire, fa anche il nome del “mandante” del pestaggio, ovviamente un ex della Banda della Magliana. Peccato però che per quell’aggressione in casa sua i carabinieri abbiano arrestato sua figlia e il suo fidanzato. […]“. 

UN GRUPPO DI 14 PERSONE IN BARCA  TROVA EMANUELA: “È VIVA, IN TURCHIA”

Ci siamo occupati del “superteste” di Soriano del Cimino anche il 2 agosto 2011, perché affermando “Sono malato e prima di morire volevo togliermi questo peso dalla coscienza” aveva rilasciato altre clamorose “rivelazioni”. Sempre sul mistero Orlandi. Ecco cosa abbiamo scritto:

“L’Emanuela Orlandi Show continua. Ed è il caso di dire che continua a gonfie vele visto che ora è entrata in scena addirittura una spedizione in barca di ben 14 persone diretta in Turchia per “trovare Emanuela viva o le prove che è morta”. L’impresa, nelle parole dell’organizzatore, Maurizio Giorgetti, di Soriano nel Cimino, provincia di Viterbo, consiste in un viaggio in barca, con partenza da Gioia Tauro, “grazie all’appoggio di un importante finanziatore austriaco”.

Si tratta di una spedizione di 14 persone, 11 uomini e 3 donne, tra cui, oltre a Giorgetti, “un imprenditore di Desenzano e un amico di Vitorchiano, Antonio Galante, due còrsi e due spagnoli”. Tra le donne, “una cardiochirurga dell’ospedale Niguarda e una sua assistente”, più un giornalista della tv francese Antenne 2. Gli altri componenti della spedizione sono austriaci. Nei piani di Giorgetti, “inizieremo le ricerche dal centro della Turchia con un obiettivo chiaro: trovare Emanuela Orlandi o le prove che è morta». Ma potrebbero volerci mesi e mesi, a dir poco. «Il nostro sponsor ha la possibilità di sostenerci a lungo», ribatte sicuro di sé Giorgetti.

Viene spontanea una domanda: ma perché non sono andati in aereo? Viene anche spontaneo chiedersi, nell’interesse dei lettori non troppo addentro alla saga Orlandi, chi sia questo Giorgetti? Il quotidiano romano il Tempo, nel suo sito internet, lo presenta così: “Imprenditore sorianese, noto per la sua dichiarata appartenenza all’estrema destra e i contatti con la banda della Magliana”. In realtà – come sempre capita quando si parla della Orlandi e della cosiddetta banda della Magliana – le cose stanno un po’ diversamente. Vediamo come, esattamente.

Nel settembre 2010, Giorgetti ha rilasciato a “Chi l’ha visto?” una serie di dichiarazioni che i magistrati, dopo averlo interrogato, preferirono archiviare subito: dopo 27 anni “l’imprenditore sorianese” si era ricordato improvvisamente di avere assistito a suo tempo a un colloquio a un tavolo vicino al suo nel ristorante di tale Giuseppe De Tomasi, nome già noto alle cronache “maglianesi”, tra De Tomasi stesso e altre persone che parlavano di “prelevare una ragazza” e, guarda caso, dopo qualche settimana Giorgetti si era ritrovato, fatal combinazion, al tavolo affianco alle stesse persone in un altro ristorante di Trastevere e le aveva intese dire che la ragazza era stata “prelevata”.

Manco a dirlo, si trattava ovviamente di Emanuela Orlandi. “Sono malato e prima di morire volevo togliermi questo peso dalla coscienza”, ha detto Giorgetti per giustificare i 27 anni di ritardo. Sembra invece guarito bene, visto che ora affronta una spedizione in mare e via terra destinata a durate mesi.

Ma procediamo con ordine. Qualche tempo dopo la rivelazione quasi in articulo mortis, Giorgetti dichiara sempre a “Chi l’ha visto?” di essere stato aggredito in casa per rappresaglia contro le sue “rivelazioni” sul rapimento di Emanuela: “Chi m’ha aggredito ha detto “Questo è da parte di “Gnappa” Manlio Vitale!”, un ex del giro della banda della Magliana guarda caso arrestato pochi giorni prima dell’exploit di Giorgetti. Passa qualche giorno e i carabinieri arrestano la figlia di Giorgetti e il suo fidanzato: ad aggredire il padrone di casa sono stati loro! Giorgetti s’è cioè inventato una balla, anzi due compresa quella del nome di Manlio Vitale. Nonostante ciò, il “supertestimone” del caso Orlandi può beatamente salpare per la Turchia e “andare a cercare Emanuela”.

Ma perché proprio in Turchia? Elementare, Watson! Giorgetti ha infatti denunciato alla Procura di Viterbo la sottrazione, da parte della sua ex convivente Annamaria Lucia Vero, di due fotografie che ovviamente “ritraevano la ragazza scomparsa in Turchia”. I magistrati hanno sequestrato del materiale nell’abitazione della Vero a Zepponami, frazionedi Montefiascone, ma ovviamente delle due foto “di Emanuela in Turchia” neppure l’ombra”.

LA CONDANNA E LA FINE INGLORIOSA DEL “SUPERTESTE”

Nel 2011 aveva detto “Sono malato e prima di morire volevo togliermi questo peso dalla coscienza”. Ma il 27 febbraio 2019 era ancora vivo e pieno di iniziative, sempre sul mistero Orlandi. Abbiamo infatti scritto:

 “Seconda condanna giudiziaria per maniaci del mistero Orlandi colpevoli di avere rifilato rivelazioni fasulle a televisioni, giornali, magistrati e carabinieri. Dopo la condanna del finto 007 Luigi Gastrini, che nel giugno 2011 “rivelò” la detenzione di Emanuela in un “manicomio nel centro di Londra” e che fuggì all’estero per evitarsi l’eventuale galera, ecco la condanna  di Maurizio Giorgetti, che a partire dal settembre 2010 di rivelazioni fasulle ne ha fatte a iosa: fino a tormentare i carabinieri del suo paese, Soriano del Cimino, con raffiche di telefonate e blitz a sorpresa in caserma perché raccogliessero altre sue “rivelazioni” e denunce a getto continuo.

Per la sua insistenza coi carabinieri, che raggiungeva in caserma nonostante fosse agli arresti domiciliari per altri reati, nel giugno dell’anno scorso Giorgetti è stato condannato a otto mesi e 10 giorni di detenzione, ma la sentenza e le annesse motivazioni sono state tenute accuratamente nascoste dai mass media che lo avevano coccolato, avvalorato e reso famoso. 

Era settembre del 2010 quando Giorgetti  è andato da Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”, promettendo rivelazioni ovviamente clamorose. E il 6 ottobre, pochi giorni dopo lo “scoopone” concesso in esclusiva alla trasmissione, denunciò di essere stato vittima di una rapina in casa sua e che i ladri si erano impossessati anche delle tre agende contenenti le prove del collegamento tra il rapimento della Orlandi e la banda della Magliana.

Erano le tre agende che il fantasioso Giorgetti aveva promesso di consegnare alla Procura di Roma il giorno dopo.
Non avendo in realtà nessuna agenda da consegnare, il “supertestimone” arrivò a bluffare accusando  come aggressori per conto della immancabile banda della Magliana la sua  stessa figlia e il fidanzato, che vennero arrestati, si fecero la galera per essere infine assolti nell’aprile 2014. In aula il pubblico ministero Massimiliano Siddi aveva puntato il dito non contro di loro, ma contro Giorgetti, denunciandone a chiare lettere  

“la capacità del personaggio di evocare massimi sistemi, misteri, criminalità, terrorismo, segreti d’Italia”.

Tutte balle ghiottamente raccolte non solo da “Chi l’ha visto?”. Tutti si sono ben guardati dallo smentirle quando è stato assodato, anche con sentenza, che si trattava solo ed esclusivamente di balle. Guarda caso, i video di quelle “clamorose rivelazioni” sono diventati introvabili, Google gira a vuoto. Ecco cosa ha detto al processo che ha visto condannare Giorgetti il comandante della locale stazione dei carabinieri Paolo Lonero

“Veniva e telefonava tutti i giorni, delle vere e proprie azioni persecutorie, da mattina a sera. Volava di palo in frasca, minacciava denunce, voleva parlare di Emanuela Orlandi. Ci sono almeno una ventina di annotazioni di polizia giudiziaria [….]. Giorgetti, per un periodo, è stato seguito dalla DDA di Roma, poi non più, allora si è rivolto alla Cassazione, alla Procura di Perugia, un martellamento continuo. Ha anche minacciato un brigadiere in strada, salvo chiedere scusa e dire che lo stava invitando ad andare a funghi”. 

Un altro carabiniere ha descritto così le fissazioni del “supertestimone” diventato imputato: 

“Appena apriva la caserma, alle otto del mattino, telefonava per rappresentare situazioni fantascientifiche, voleva denunciare il presidente della corte d’appello di Roma e simili. A un certo punto voleva denunciare anche il comandante della stazione e il nostro colonnello di Viterbo”. 

Oltre che contro la figlia Giorgetti se l’era presa anche con l’ex compagna. Era arrivato arrivato a minacciare lo sciopero della fame per essere ascoltato dai magistrati perché costringessero la sua ex convivente, Annamaria Lucia Vero, a restituirgli le foto che gli avrebbe rubato e che “ritraggono Emanuela Orlandi davanti a una vera di pozzo tipica dei monasteri della Turchia”.

Giorgetti aveva già fatto uno sciopero della fame per poter spiegare ai malcapitati carabinieri che “una volta riottenute le foto si potrebbe fare una ricerca nell’archivio delle Belle Arti e risalire così al monastero che ha quel pozzo”. Foto che a suo dire sarebbero state scattate negli anni ’90 e gli sarebbero state consegnate come “foto della Orlandi” da uno degli immancabili “boss della banda della Magliana”, tale Domenico Zumpano. Il quale, guarda caso, era morto ben 14 anni prima di queste “rivelazioni”, motivo per cui non poteva né confermare né smentire… “. 

Pino Nicotri

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