Oltre agli auguri di buon Natale e felice anno nuovo, ho ritenuto utile inviare all’avvocatessa Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi, una nuova mail PEC per farle notare che su (altri) due argomenti – da lei e dal suo assistito molto pubblicizzati come importantissimi – male ha fatto a ignorare i miei cortesi e disinteressati suggerimenti.
Buongiorno.
Non ho ancora letto il suo libro Cercando Emanuela, ma miei amici che lo hanno letto mi dicono che Lei è infine riuscita a parlare con il detenuto Pippo Calò.
E che questi Le ha detto che della scomparsa di Emanuela Orlandi lui sa solo quello che ha letto sui giornali. Cioè, assolutamente niente.
Esattamente come le avevo scritto il 27 novembre del 2021 con la PEC allegata alla presente.
Alla luce di quanto Lei stessa ha scritto nel Suo libro, se ne ricava che quando è stata ospite del purtroppo scomparso mio collega Andrea Purgatori nel suo programma televisivo Atlantide e ha letto quanto Le aveva scritto lo stesso Calò, Lei ha letto, sicuramente in buona fede, un testo che s’è rivelato infondato.
Un testo che lasciava intendere che Pippo Calò riguardo la scomparsa di Emanuela sapesse chissà cosa, quando invece, esattamente come Le ho scritto il 27 novembre 2021, non ne sapeva assolutamente nulla.
Quella puntata di Atlantide ha quindi acceso in modo indebito nei telespettatori la convinzione, sbagliata, che Calò sapesse e l’attesa, vana, di novità che non potevano esserci.
Nella citata puntata di Atlantide Lei si è lamentata che il ministero dell’Interno non Le permetteva di poter parlare con Calò, detenuto e in regime di 41 bis. Devo però avere capito male io riguardo il ministero, perché non credo potesse davvero trattarsi di quello dell’Interno. In ogni caso, credo che anche una matricola di Giurisprudenza o un giornalista mediamente informato sanno che se un detenuto nomina un suo legale, magari per un ricorso contro una condanna definitiva o contro il regime 41 bis, non c’è ministero che possa impedire al legale in questione di incontrare in carcere il suo assistito. E certamente Purgatori era più informato della media dei colleghi anche su tale aspetto.
In definitiva, quanto andato in scena con Atlantide in quella puntata non è stata una bella pagina di giornalismo informativo, s’è trattato più che altro di uno show. A parte questo, mi fa piacere che Lei abbia constatato che Le avevo anticipato una notizia vera: e cioè che Pippo Calò di quanto successo a Emanuela non sapeva assolutamente nulla, nonostante che nella sua missiva da Lei letta in televisione poteva parere che Calò millantasse il contrario.
Così stando le cose, è ancora meno comprensibile il Suo atteggiamento di chiusura totale nei miei confronti. Nei confronti cioè dell’unico giornalista che si occupa da ormai 23 anni del caso Orlandi. E che, a differenza di molti, troppi altri, oltre a non avere mai scritto cose immaginifiche o false ha sempre smontato tutti i “supertestimoni”, uno più fasullo dell’altro, prima ancora dei magistrati.
Un saluto.
Pino Nicotri
Dimenticavo. Nella PEC che Le ho inviato il 27 novembre 2021 (Mioddio, come passa veloce il tempo!) Le ho dato anche un’altra importante notizia, rivelatasi vera come hanno dimostrato le recenti audizioni della commissione parlamentare sui casi Orlandi e Gregori. Le ho infatti scritto che tra il magistrato Giancarlo Capaldo e i dirigenti della Gendarmeria vaticana non c’era stata e non poteva comunque esserci stata nessuna trattativa, cosa quest’ultima della quale Le ho anche spiegato il perché.
Affermare che c’era stata la “trattativa” è stata una forzatura del Suo assistito Pietro Orlandi dovuta al modo alquanto ambiguo col quale Capaldo ha parlato della vicenda a partire dal film La verità sta il cielo, del regista Roberto Faenza.
Un cordiale saluto e auguri di buon Natale e felice anno nuovo.
Questa la mail del 27 novembre.
Gentile avvocatessa Laura Sgrò,
ho letto con sgomento, ma senza molta sorpresa, le sue recenti dichiarazioni riguardo il romanzo “La ragazza scomparsa” dell’ex magistrato Giancarlo Capaldo, il cui contenuto secondo lei impone che l’autore venga quanto prima interrogato dalla magistratura vaticana. Vaticana, chiaramente perché quella italiana non darebbe nessun valore a certe fole.
Poiché le menzogne e le imprecisioni – dichiarate in buona o cattiva fede – non sono mai una bella cosa, e anzi professionalmente sono piuttosto squalificanti, debbo nel suo stesso interesse smentirla in più punti:
1) – Contrariamente a quanto da lei sostenuto, la sepoltura di Renato De Pedis nello scantinato della basilica di S. Apollinate NON è “inspiegabile” neppure per scherzo. Nel biennio 1995-1997 il magistrato italiano del palazzo di giustizia di Roma Andrea De Gasperis ha condotto una apposita indagine giudiziaria, conclusa con l’ACCERTAMENTO che tale sepoltura NON aveva nulla di illegittimo e tanto meno di inspiegabile. Infatti la signora Carla Di Giovanni, vedova De Pedis – purtroppo scomparsa anche a seguito di anni di cattiverie e accuse gratuite – l’ha spiegata molto bene anche con tanto di documentazione scritta. Come del resto io ho spiegato in vari articoli, che il suo cliente Pietro Orlandi conosce benissimo.
La sua affermazione quindi è priva di qualunque base. E come tale potrebbe parere diffamatoria. Oltre che essere fuorviante per le indagini tese ad appurare che fine ha fatto Emanuela Orlandi.
2) – Riguardo l’asserito colloquio di Capaldo con prelati vaticani aventi come fine lo scambio “verità sulla fine di Emanuela contro rimozione della sepoltura di De Pedis da S. Apollinare”, debbo farle notare che tali colloqui NON possono esserci mai stati.
Come ho scritto più volte, mai smentito perché NON smentibile, Capaldo infatti chiese a me, DOPO l’eliminazione della tomba di De Pedis dalla basilica, di trovargli un canale di comunicazione diretta con la Segreteria di Stato.
Ne consegue in modo indiscutibile e inoppugnabile che Capaldo NON aveva avuto nessun colloquio con il Vaticano riguardo lo scambio in questione. Non poteva avere avuto nessun colloquio se non con qualche ingenuo sacerdote o prelato o semplice impiegato che neppure sapeva chi fosse la Orlandi e non era al corrente di tutti i romanzoni che ne sono indecorosamente nati per decenni. Qualcuno che per educazione gli ha detto “Vedremo” anziché mandarlo al diavolo, forse perché il diavolo è figura in Vaticano aborrita. E Capaldo su quel “Vedremo” ci ha ricamato in modo assurdo. Scambiando per realtà i suoi desiderata.
3) – Lei afferma che De Pedis era “un noto esponente della banda della Magliana”. Mentre invece De Pedis è sempre stato assolto, non aveva carichi pendenti e non aveva subito il ritiro né del passaporto né di altri documenti per la libera circolazione.
Sono cose arcinote, e non solo perché io ne ho scritto a iosa: difficile quindi che lei non ne fosse al corrente. Anche se ho notato che lei preferisce giornalisti molto ossequiosi, amanti delle “notizie” clamorose. Che sono sempre clamorose, ma mai notizie.
Anche questa sua affermazione è quindi priva di qualunque base. Motivo per cui poterebbe apparire diffamatoria. Oltre che professionalmente, e umanamente, disdicevole.
4) – Veniamo infine alle sue vecchie affermazioni fatte al giornalista e conduttore Andrea Purgatori nel corso del programma televisivo Atlantide. Mi riferisco alle affermazioni secondo le quali il signor Pippo Calò – detenuto nel carcere di Opera – vorrebbe comunicarle ciò che lui affermerebbe di sapere riguardo la fine di Emanuela Orlandi.
Desidero informarla e tranquillizzarla: mi risulta per riportato in modo diretto da personale e detenuti di Opera che il signor Calò riguardo Emanuela Orlandi NON ha nulla da riferirle. Se non inventando per assecondare qualcuno e cercare così qualche sconto di pena o comunque un “aiutino” se non per uscire dal carcere almeno per poter usufruire di una condizione carceraria migliore.
Immagino che lei mi sarà grata per averla debitamente informata con la presente in modo da metterla in condizione di non avventurarsi in altre affermazioni che le procurerebbero solo disdoro. Ci tengo al suo buon nome più di quanto pare ci tenga Pietro Orlandi e annessa tifoseria. Nel Giorno Contro la Violenza alle Donne mi pare doveroso aiutarla a non subire più la violenza del rifilarle frottole indecorose al solo fine di pubblicità e audience per chi gliele rifila.
Le allego per una maggiore e più completa sua conoscenza alcuni link a miei articoli nei quali ho molto bene spiegato e documentato quanto affermo nella presente. Secondo lei è il caso che io ne metta al corrente la giustizia vaticana alla quale lei si è rivolta? Immagino che a metterla al corrente voglia essere lei stessa.
P. S. Se ha bisogno di altro materiale me lo faccia sapere. Farò di tutto per accontentarla venendo incontro alle sue esigenze.