Cronaca

Mistero Orlandi, svolta continua e rivelazioni a gogo: tutti i dubbi di Pino Nicotri

Mistero Orlandi: giorni di fuochi d’artificio da fare concorrenza al festival di Sanremo. Difficile però decidere chi ha vinto il festival orlandiano, cioè quale sia stato il fuoco d’artificio più clamoroso. O meglio: il più rumoroso, oltre che il più privo di senso. Ma andiamo per ordine.

1) – Per essere precisi, i fuochi d’artificio hanno inizio til 15 gennaio. Pietro Orlandi a “Chi l’ha visto?” rilancia la sua convinzione che don Piero Vergari, a suo tempo rettore della basilica di S. Apollinare, “sa la verità”. Perché la sa? “Perché ci sono una serie di legami con Enrico De Pedis”. Insomma, il solito De Pedis…

A nulla vale che due inchieste giudiziarie hanno rispettivamente appurato che:

a) – non c’era nulla di sospetto e tanto meno di illegale nel trasferimento della salma di De Pedis dal cimitero del Verano al sotterraneo della basilica di S. Apollinare.

Emanuela Orlandi e De Pedis

Mistero Orlandi, svolta continua, rivelazioni a gogo, i dubbi di Pino Nicotri – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

b) – nonostante i deliri ormai ventennali di certi programmi televisivi e l’infinita orgia di “rivelazioni”, “supertestimoni” e inchieste giornalistiche scandalistico colpevoliste, De Pedis nulla ha mai avuto a che fare con la scomparsa di Emanuela.

Le realtà di fronte alle convinzioni di Pietro Orlandi conta meno di zero.

2) Intervistato il 9 febbraio da Gabriele Raho su Cusano Tv Pietro Orlandi dichiara:

“La pista del rapimento a scopo sessuale non credo sia scollegata da altre”.

Come è arcinoto, lui infatti sostiene da anni che Emanuela è sparita per iniziativa di una sorta di associazione composta da “pezzi di Vaticano, di malavita romana, di servizi segreti e massoneria”. Un bel mix, non c’è che dire.

Nella stessa intervista Pietro Orlandi ha denunciato l’ennesimo mistero: peraltro, come vedremo, inesistente:

“Come mai tutti i fascicoli su mia sorella siano vuoti?”.

I segreti dell’archivio di Stato

“Tutti i fascicoli” in realtà sono due. Uno è quello ritrovato dal giornalista Gian Paolo Pellizzaro presso l’Archivio centrale dello Stato: un fascicolo intitolato “Ministero dell’Interno – Direzione centrale della pubblica sicurezza – U.C.I.G.O.S. – Scomparsa Emanuela Orlandi”.

Si tratta di quattro fogli: il frontespizio con l’intestazione del fascicolo, e poi tre fotocopie con il titolo degli incartamenti di un altro fascicolo. Le prime due fanno riferimento ad Alì Agcà, al “fronte Turkesh”, e a “Phoenix”, tre piste già indagate negli anni e rivelatesi solo fuffa. La terza fotocopia fa riferimento genericamente a “ritagli stampa”.

Le carte sono state versate all’Archivio centrale dello Stato nel 2017, in obbedienza alla  direttiva emanata da Matteo Renzi il 22 aprile 2014 riguardo “il versamento di documentazione degli Organismi di informazione per la sicurezza della Repubblica al fine di consentire la ricostruzione storica di alcuni dei gravissimi fatti che hanno segnato la storia italiana”.

Ma perché il fascicolo è vuoto non è affatto un mistero. Simona Greco, responsabile delle Raccolte speciali, spiega infatti:

“Con la direttiva Renzi c’è stata una interpretazione restrittiva da parte di alcuni enti, che hanno riversato solo i titoli dei documenti in loro possesso”.

Sempre a Cusano tv Pietro Orlandi ha raccontato:

“Qualche anno fa sono andato all’archivio di Stato per cercare dei documenti su Emanuela insieme a uno storico [del quale però NON ha fatto il nome: n. d. r.], abbiamo trovato un fascicolo del Ministero degli Interni su Emanuela che era vuoto.  È vero che quando c’è stata la desecretazione non era obbligatorio trasmettere tutti i documenti all’Archivio di Stato, bastava mandare solo le cartelline coi titoli del documenti. Il contenuto dovrebbe quindi essere al Ministero degli Interni. Ma quando ho fatto richiesta per sapere se ci sono al Ministero degli Interni dei documenti su Emanuela mi hanno risposto di no”.
Strano che l’Orlandi non prenda in considerazione l’ipotesi che, non avendo lui nessun titolo per chiedere e ricevere documenti, riservati o meno,  di un ministero, da quello degli Interni possono avergli risposto educatamente con un no di fatto obbligatorio.

3) – Il 16 febbraio Pietro Orlandi a Verissimo rilancia la cosiddetta pista inglese.

“Giuseppe Dioguardi, ex maresciallo dell’aeronautica – quindi una persona seria, non anonima e nemmeno un mitomane – mi ha rivelato di essere stato testimone di un fatto accaduto nell’agosto del 1983, due mesi dopo la scomparsa di Emanuela”, afferma Pietro Orlandi. E spiega: “Dioguardi allora faceva parte della segreteria del Ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Mi ha raccontato che nell’agosto dell’83, mentre era in ufficio con Spadolini, si sarebbe presentato il cardinale Piovanelli per sollecitare la richiesta avanzata dal Vaticano al ministro della Difesa di un volo riservato. Su questo volo, in partenza da Ciampino, avrebbero viaggiato solo quattro persone: due uomini e due donne”.

Secondo Pietro Orlandi, a bordo di quel volo potrebbe esserci stata la sorella Emanuela: “Se venisse confermato, potrebbe costituire un passo avanti nelle indagini e suggerire un possibile coinvolgimento di alcune persone legate al Vaticano e allo Stato Italiano. Inoltre permetterebbe di escludere altre ipotesi, come la morte di Emanuela la sera stessa della scomparsa”.

Come si vede, si tratta solo di “se”, di ipotesi e di verbi al condizionale, ma tanto basta per farne una ennesima RIVELAZIONE.

4) Il giorno dopo, 17 febbraio, la puntata del programma Pulp Podcast del rapper cantautore Fedez e Mr Marra, nome d’arte di Davide Marra – youtuber italiano produttore di video a tematica cinematografica e sessuale – è stata  completamente dedicata al mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Nel corso della puntata Pietro Orlandi ha ripetuto per l’ennesima volta le sue personali convinzioni, come è noto mai corroborate neppure dall’ombra di un semplice indizio, ma solo da pettegolezzi, supposizioni altrui e documenti risultati tutti fasulli:

“La persona che ha interesse ad allontanare dalla verità su Emanuela io penso sia all’interno del Vaticano perché lì dentro sono a conoscenza della verità. Evidentemente è molto pesante, ogni possibilità di allontanarla a loro fa comodo. Se dico questo è perché ci sono atteggiamenti e situazioni che mi autorizzano a farlo. Quanto è successo a Emanuela non potrà mai uscire perché coinvolge persone troppo in alto, che non possono essere toccate”

Chi sono queste persone?

“All’epoca erano oltre al Papa [il polacco Wojtyla: ndr], il segretario di Stato Agostino Casaroli e il cardinale Ugo Poletti”.

Pietro ha poi ribadito per l’ennesima volta anche la cosiddetta pista londinese, datandone la nascita non più a tempi recenti, ma alla data e al personaggio indicati mesi fa da Blitz. Pista che:

“Venne fuori per la prima volta grazie a un personaggio legato al Sismi, tale Luigi Gastrini (‘Lupo solitario’ era il suo nome di copertura) che nel 2011 si fece avanti e disse che Emanuela era stata portata a Londra in un ospedale psichiatrico, mi raccontò anche di cose legate a Roberto Calvi. Gastrini venne ascoltato dalla procura di Bolzano perché a Roma non vollero ascoltarlo. Fu accusato di calunnia e scappò in Tunisia dove è morto lo scorso anno”.

In realtà Gastrini NON venne accusato di calunnia, ma condannato a otto mesi di carcere re per simulazione di reato per avere detto di avere preso parte al “rapimento” di Emanuela e  per abuso di titoli per avere sostenuto di avere fatto parte del Sismi, cosa non vera. Ma per Pietro con la usuale disinvoltura era “legato sl Sismi”. E vabbè.

Nel corso della puntata il giornalista Alessandro Ambrosini rifacendosi a recenti articoli di Blitz la pista inglese l’ha fatta risalire alla morte a Londra del banchiere Roberto Calvi avvenuta nel 1982, cioè un anno prima della scomparsa di Emanuela. Dopodiché Alessandrini ha ribadito le accuse alla stesso Papa Wojtyla e ad altri prelati vaticani per sollazzi sessuali con ragazzine, fatto interrompere chiedendo all’immancabile Enrico De Pedis di far sparire almeno Emanuela.

Per non essere da meno,  Fedez ha voluto chiudere la puntata con una sua boutade:

“Papa Francesco invece di andare a farsi stendere il tappeto rosso da Fabio Fazio dicendo cose ovvie come che la guerra è brutta potrebbe iniziare a estirpare il marcio da casa sua prima che dal mondo. Sarebbe fantastico sentire due parole di Francesco su questa vicenda”.

5) – Il 17 febbraio il festival orlandiano si è concluso con un botto spettacolare fatto esplodere da un maestro di botti come Lele Mora, nume tutelare di molti vipponi del mondo dello spettacolo e della chiacchiera e gran sacerdote degli annessi riti massmediatici. Dopo una lunga assenza dalle cronache dovuta a noie giudiziarie, ospite del programma “Le iene”, nome in questo caso quanto mai azzeccato, il Lele nazionale fa saltare il banco: ruba la scena a Pietro Orlandi e Fedez, si rilancia alla grande e vince il festival con una grandissima “rivelazione”:

“Emanuela Orlandi è viva e si trova in Austria in un convento di clausura. Me lo ha detto Mehmet Alì Agca, che portavo in giro per il mondo a fare le interviste. Mi ha raccontato anche perché ha sparato al Papa, ma non lo posso raccontare”.

Per dimostrare che lui non racconta balle, Lele Mora ha anche “rivelato” che il colonnello Muammar Gheddafy, presidente della Libia ucciso il 20 ottobre 2011 da ribelli, in realtà “è vivo e sta in Africa”, e di essere molto amico di Putin. Tanto amico che  aveva deciso di portarlo al festival di Sanremo assieme a Zelensky e alla nostra Giorgia Meloni per “annunciare la pace in Ucraina”. Non se n’è fatto niente “perché Trump non ha dato l’ok”

Tralasciando il resto, peccato che Agca NON è mai stato “portato in giro per il mondo” da Lele Mora né “a fare le interviste” né per altri motivi. Anzi la moglie di Agca, l’italiana Elena Rossi, ci tiene a precisare:

“Mio marito il signor Lele Mora non lo ha mai neppure conosciuto. E non lo avrebbe mai neppure frequentato, per nessun motivo. Con lui e i tipi come lui non avrebbe mai neppure accettato di bere un caffè al bar”.

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Pino Nicotri