A Roma, in un ordinario giorno di settembre, si è consumato un grave episodio di molestia su un tram all’altezza di via Tiburtina. Un giovane di 23 anni è stato accusato di aver palpeggiato una ragazza durante il tragitto. Secondo il racconto, l’uomo si sarebbe avvicinato alla vittima, chiedendole un bacio, ma al suo rifiuto avrebbe reagito in modo violento, bloccandola e palpeggiandole le parti intime. La presa dell’uomo si è allentata solo per una fortunata coincidenza: la caduta di una sigaretta dalla sua bocca. Questo breve momento ha permesso alla ragazza di scappare e denunciare l’accaduto presso il commissariato di zona. La sua fuga tempestiva ha portato rapidamente all’arresto del 23enne da parte degli agenti del Prenestino, confermando la gravità della situazione. Nonostante le accuse, il giovane ha immediatamente cercato di difendersi, ma la sua giustificazione è apparsa quanto meno singolare.
La difesa “singolare” dell’imputato
Durante l’udienza in tribunale, la difesa ha assunto toni decisamente insoliti. Di fronte ai giudici, ha dichiarato con sicurezza: “Io ho otto ragazze e a me le bionde neanche piacciono”. Questa affermazione, volta a negare la violenza sessuale, non ha minimamente convinto i magistrati, che hanno deciso di convalidare l’arresto. Inoltre, la difesa si è ulteriormente colorata di toni stravaganti quando l’imputato ha cercato di rassicurare il giudice sulle sue abitudini, affermando: “Sono astemio, non pippo e non mi fumo la boccia (il crack, ndr), mi faccio solo le canne”. Nonostante le sue proteste e la sottolineatura dei suoi gusti personali, il tribunale ha evidenziato i suoi precedenti criminali, tra cui una recente accusa di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, pertanto, dovrà restare in carcere in attesa di una perizia psichiatrica, con la possibilità di essere trasferito in una struttura di cura.
Il passato dell’indagato
La storia personale del giovane getta luce su un passato difficile, che ha segnato gran parte della sua vita. Nato e cresciuto a Roma, nel quartiere di Torrevecchia, racconta di aver trascorso molti anni della sua giovinezza tra comunità e case famiglia. La sua vita, inoltre, è stata segnata da episodi violenti, tra cui un colpo di arma da fuoco subito durante l’infanzia. Il giovane descrive il padre come un ex detenuto, ora capo cantiere, mentre lui ha vissuto in varie città italiane, come Parma e Palermo, prima di tornare nella capitale. Nonostante le difficoltà familiari e personali, si è trovato più volte a dover fare i conti con la legge. Ora, in attesa della perizia psichiatrica, il suo futuro resta incerto, tra l’ombra di una possibile condanna e quella di una vita segnata da scelte sbagliate e traumi del passato.