
Morta a 18 anni dopo il vaccino contro il Covid, 5 medici a rischio processo. La trombosi, le accuse e l'inchiesta (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Sarà il giudice Carla Pastorini a stabilire, il prossimo 10 aprile, se i cinque medici dell’ospedale di Lavagna dovranno affrontare un processo o se verranno prosciolti dall’accusa. Gli imputati sono coinvolti nel caso della morte di Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante deceduta a giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova, dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca durante un open day.
Le indagini e le accuse ai medici
L’autopsia ha rivelato che Camilla non soffriva di alcuna patologia pregressa né assumeva farmaci, e che la sua morte per trombosi sarebbe “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”. Secondo l’accusa, i medici avrebbero omesso di seguire il protocollo terapeutico della Regione Liguria per la gestione della sindrome Vitt (Vaccine-induced immune thrombotic trombocitopenia), diagnosticata alla ragazza dopo la vaccinazione. Quattro di loro sono accusati di omicidio colposo, poiché non avrebbero effettuato gli accertamenti necessari durante l’accesso al pronto soccorso il 3 giugno 2021.

La posizione dell’accusa e della difesa
Per la procura, i sanitari avrebbero potuto diagnosticare tempestivamente la patologia e adottare il trattamento corretto, aumentando così le possibilità di sopravvivenza della paziente. A tutti e cinque gli imputati è inoltre contestato il reato di falso ideologico per non aver registrato nella documentazione medica che Camilla era stata vaccinata contro il Covid-19. Gli avvocati difensori dei medici contestano le accuse, mentre l’avvocato della famiglia Canepa, Jacopo Macrì, sostiene che la ragazza avrebbe potuto essere salvata se fossero stati seguiti protocolli adeguati. Ora si attende la decisione del giudice, che potrebbe segnare una svolta nel caso.