Un grave episodio di violenza, l’ennesimo, si è verificato all’ospedale di Pescara, dove circa 40 persone hanno devastato il reparto di Oncologia dopo la morte di un loro parente. Secondo quanto riportato dal Messaggero, il gruppo ha sfondato le porte e distrutto suppellettili, creando un clima di terrore. Solo l’intervento della polizia e dei carabinieri ha riportato l’ordine, con la scorta della salma fino all’obitorio. Il direttore della Asl, Vero Michitelli, ha espresso indignazione per l’accaduto, condannando fermamente l’atto violento e difendendo il lavoro del personale medico, quotidianamente impegnato nella cura dei pazienti con professionalità e umanità.
Le aggressioni contro medici e infermieri sono in forte crescita. Secondo un’indagine di Anaao Assomed, l’81% dei sanitari ha subito violenze fisiche o verbali, con il 75% che ha assistito personalmente a episodi di aggressione verso i colleghi. La maggior parte delle violenze avviene nei pronto soccorso, e i parenti dei pazienti sono coinvolti nel 42,3% dei casi. Purtroppo, il 69% delle vittime non sporge denuncia, scoraggiato dal lungo e complesso processo legale, spesso privo di risultati concreti.
Questi episodi di violenza mettono a dura prova un sistema sanitario già in difficoltà per via della precarietà del personale. Molti medici, nonostante siano risultati idonei ai concorsi del 2023-2024, affrontano un futuro di incertezza. La crescente sfiducia e l’assenza di tutele adeguate compromettono la qualità dell’assistenza e mettono a rischio la continuità formativa degli studenti e la cura dei pazienti, già colpiti dalle aggressioni.
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