Netflix su Emanuela Orlandi scatena Calenda & C.: inchiesta parlamentare! aria fritta ma tutto fa titoli

Emanuela Orlandi, la nuova ondata di interesse spinta dalla serie di Netflix, conferma il proverbio, non c’è due senza tre.
Ed ecco infatti che il deputato del Pd Roberto Morassut, il senatore di Azione Carlo Calenda, e la deputata del M5S Stefania Ascari hanno lanciato anche loro la proposta di un’inchiesta parlamentare sul mistero Orlandi. Vale a dire, sulla scomparsa della bella ragazzina vaticana Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno 1983, ormai 39 anni e mezzo fa. 
 
I tre parlamentari sono arrivato terzi, cioè per ora ultimi, perché il primo a fare arrivare in Parlamento la scomparsa di Emanuela Orlandi è stato Walter Veltroni. Nel gennaio 2012, insieme con i colleghi Alessandro Maran, Sena Amici, Roberto Giachetti, Marco Beltrandi e Maria Coscia, presentò una rumorosa interrogazione parlamentare,  causa di un successivo battibecco a marzo con l’allora ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri.
Veltroni si spese in discorsi imbottiti più che altro di retorica, con l’immancabile riferimento al “mistero” della morte di Pierpaolo Pasolini. Mistero peraltro inesistente perché chiarito ad abundantiam, ma vecchia fissazione dello stesso Veltroni.
 
Veltroni in parlamento si spese anche in richieste di accertamenti e in assicurazioni di “svolte nelle indagini”, rivelatesi grottesche, riguardo la tomba del “rapitore” Enrico De Pedis nel sotterraneo della basilica di S. Apollinare. Sotterraneo peraltro sconsacrato, ma sempre fatto passare come interno alla chiesa e quindi come terreno sacro violato dal sacrilegio di quella sepoltura.
Sepoltura peraltro indagata in lungo e in largo nel 1995-97 dal magistrato Andrea De Gasperis  senza che risultassero irregolarità di sorta. Risultato: tanta pubblicità a buon mercato per Veltroni, ma sonore smentite dai fatti accertati anche in seguito non solo dalla magistratura.
Il tutto senza che Veltroni avesse il pudore di scusarsi. O di fare autocritica come quando si sbagliava si usava fare nel partito comunista, con la cui casacca l’onorevole ha fatto carriera politica ed è stato anche in Parlamento, salvo alla fine confessare: “Io non sono mai stato comunista. Semmai kennediano”. Donde il soprannome di Wòlter Walterloo Veltroni coniato da Dagospia. 
 
il 13 agosto 2017 il senatore Vincenzo Santangelo del M5S promise nel suo profilo Facebook che se fosse stato rieletto avrebbe fatto istituire un’apposita commissione d’inchiesta parlamentare sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. La promessa è stata fatta il 13 agosto 2017, cioè stranamente in piena caldana estiva e annesse vacanze, il suo autore è stato rieletto (collegio di Trapani) ed è anche diventato sottosegretario del ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia Diretta (che a parte le chiacchiere roboanti nessuno ha mai saputo cosa fosse), ma sull’argomento ha preferito far calare il silenzio, non ne ha cioè più parlato.
 
Ora il nuovo terzetto parlamentare rilancia alzando la posta  con una apposita conferenza stampa per proporre “una commissione d’inchiesta bicamerale che faccia chiarezza una volta per tutte su alcuni dei grandi misteri italiani. Dalla scomparsa nel 1983 delle due 15enni Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, sparita il 7 maggio 1983, fino all’omicidio ancora irrisolto di Simonetta Cesaroni il 7 agosto 1990 in via Poma a Roma”. 
 
Ognuno dei tre proponenti ha detto la sua. E leggendo le loro dichiarazioni è chiaro che si tratta di una iniziativa tanto pretenziosa quanto basata sul nulla, specialmente per quanto riguarda la Orlandi.
 
Roberto Morassut:
“Si tratta di tre casi che ormai esulano la semplice cronaca nera e che hanno segnato la coscienza popolare e l’immaginario collettivo degli italiani. Sembra ormai chiaro che in queste vicende siano intervenuti livelli superiori e depistaggi. Il compito del Parlamento può e deve essere quello di aiutare a dipanare queste troppe ombre. Un lavoro che però non sostituisce quello della magistratura”.
 
Ma se non si sostituisce a quello della magistratura, che sul caso Orlandi ha visto varie pronunce e archiviazioni definitive, le eventuali nuove indagini condotte da parlamentari che senso hanno? Mistero. Però Morassut ci tiene a precisare che l’obiettivo è:
 “lavorare affinché altri parlamentari si uniscano, perché questa non è una iniziativa di parte”. 
 
Stefania Ascari si rifà al lavoro fatto dalla commissione Antimafia sul delitto di via Poma:
“Nella relazione pubblicata di recente sono stati sottolineati punti oscuri e ancora inediti sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. Il Parlamento non può sottrarsi per cercare la verità e da noi ci sarà il massimo supporto e il massimo dell’impegno per raggiungere l’obiettivo”.
 
Il discorso più ambizioso, ma morto in partenza, è però quello di Calenda, il quale intima: “Il Vaticano dica quello che sa su Emanuela Orlandi”. E prosegue:
 
“È giunto il momento che l’Italia, che è uno Stato sovrano e laico, chieda al Vaticano di dire tutto quello che sa sul caso Orlandi. Anche il governo dovrebbe impegnarsi in questo senso e chiederemo al ministro della Giustizia Carlo Nordio di intervenire. Sarebbe interesse anche della Santa sede muoversi subito per aiutare queste famiglie anche perché, come è successo in passato, prima o poi le cose emergono”.
 
A parte il fatto che lo Stato italiano non può imporre nulla allo Stato vaticano, ma semmai solo chiedere, Calenda tra l’altro ignora che ci sono state già richieste da parte italiana e risposte da parte vaticana. Il Vaticano permise persino che per le indagini sul mistero Orlandi la polizia italiana installasse nel suo centralino telefonico una apposita linea di ascolto con turni del personale della nostra polizia. 
 
Chissà che ne dirà il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, cattolicissimo e come tale  contrarissimo a mettere in imbarazzo il Vaticano o a spedirgli ultimatum. 
 
Il programma di Raitre “Chi l’ha visto?” con la famosa telefonata anonima del settembre 2005 ha lanciato il grottesco sospetto che nella tomba di De Pedis fosse seppellita anche Emanuela Orlandi, e magari anche Mirella Gregori. Sospetto che, per quanto grottesco, ha permesso a Chi l’ha visto di campare anni e farsi un’enorme pubblicità con un marea di puntate apposite. Telefonata anonima che, si noti, la magistratura ha appurato essere partita NON dall’esterno della Rai. E che è stata mandata in onda prudentemente monca delle frasi finali perché se rese note subito avrebbero fatto capire subito che a telefonare era stato un mitomane. Chissà che ne diranno Calenda&C…

Ora è il turno della miniserie Vatican girl, di Netflix. Quattro puntate sul mistero Orlandi trasmesse in streaming lo scorso ottobre. Puntate che non hanno potuto fare altro che riassumere l’aria fritta delle “super testimonianze” e annesse “svolte decisive nelle indagini” già cestinate dalla magistratura. Ma che sono bastate a far tornare massmedia e social a riparlare ad abundantiam della scomparsa di Emanuela. E quindi a convincere Calenda, Morassut e Ascari a rilanciare le proposte di Veltroni e Santangelo. Aggiungendo i misteri Gregori e Cesaroni.
Sarà certo solo una caso, ma tra le centinaia di delitti irrisolti dal 1983 ad oggi i politici scelgono di occuparsi solo di quelli che fanno clamore nell’opinione pubblica. E che quindi alle elezioni possono procurare qualche voto in più. Forse nemmeno quelli, ma basta qualche titolo sui giornali o nei siti per soddisfarli.

 
 
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