Cronaca

Niente carcere per l’imprenditrice che ha investito e ucciso il ladro che le aveva rubato la borsa: va ai domiciliari

L’udienza di convalida del fermo dell’imprenditrice di Viareggio accusata di aver investito e ucciso Said Malkoun con il suo SUV dopo essere stata derubata, si è conclusa con la decisione del giudice di disporre per lei gli arresti domiciliari. La 65enne era stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario, ma il giudice ha concesso i domiciliari, ritenendo che non sussistessero né pericolo di fuga, né rischio di reiterazione del reato o inquinamento delle prove, accogliendo così la richiesta dell’avvocato difensore Enrico Marzaduri. La pm Sara Polino aveva invece chiesto la custodia cautelare in carcere.

Dichiarazioni dell’imprenditrice

Durante l’udienza, la 65enne ha reso dichiarazioni spontanee, affermando che non aveva intenzione di uccidere Malkoun, ma voleva solo fermarlo dopo che quest’ultimo le aveva sottratto la borsa. Ha spiegato di non aver chiamato la polizia perché il cellulare era stato rubato insieme alla borsa. La donna ha inoltre dichiarato agli investigatori che Malkoun l’aveva minacciata con un coltello, anche se sul corpo della vittima non è stata trovata alcuna arma.

Niente carcere per l’imprenditrice che ha investito e ucciso il ladro che le aveva rubato la borsa: va ai domiciliari (foto da video) – Blitz quotidiano

Dettagli sull’incidente

Le immagini di sorveglianza di un negozio in via Coppino hanno ripreso il momento in cui la donna, a bordo di un SUV bianco Mercedes, ha investito Malkoun. Il video mostra l’uomo che cammina sulla strada quando viene colpito dall’auto, che lo schiaccia contro una vetrina. Dopo l’impatto, la donna fa retromarcia e colpisce nuovamente l’uomo per quattro volte. Infine, scende dall’auto, recupera la borsa e si allontana. Il filmato, che dura un minuto e venti secondi, ha avuto un ruolo chiave nella sua incriminazione.

Chi era Said Malkoun

La vittima, Said Malkoun, di 47 anni, è un uomo senza fissa dimora con un’identità incerta. Inizialmente ritenuto algerino, si sospetta fosse in realtà marocchino. Con una lunga storia di reati minori, tra cui furti e scippi, era arrivato in Italia nel 2004 senza permesso di soggiorno ed era stato espulso più volte, sebbene le autorità algerine non lo avessero mai riconosciuto come loro cittadino.

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Filippo Limoncelli