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Orlandi e Gregori, versioni di sorella e madre, servizi segreti, verbali, contraddizioni, mistero che dura 40 anni

Orlandi nel mistero c’è quello di Mirella Gregori. Maria Antonietta Gregori a imitazione di Pietro Orlandi ha chiesto la riapertura delle indagini sulla scomparsa di sua sorella Mirella.
Mirella Gregori era una bellissima quindicenne scomparsa a Roma il 7 maggio 1983, vale a dire un mese e mezzo prima di Emanuela Orlandi. Alla cui scomparsa è stata spesso associata, finendo col farle da ruota di scorta, anche se il giudice istruttore Adele Rando nel dicembre ’97 ha concluso la sua istruttoria sulle due scomparse escludendo connessioni.
Già il 3 maggio 2018 Maria Antonietta aveva sollecitato nuove indagini affermando di avere elementi nuovi. “Scomparsa Mirella Gregori, la sorella: “Abbiamo elementi per riaprire il caso””, titolava chi scriveva del suo appello nella trasmissione web tv Officina Stampa condotta dalla giornalista Chiara Rai. Appello ripetuto nell’aula magna dell’Università eCampus in via Matera a Roma di fronte a un folto pubblico al convegno organizzato in occasione della ricorrenza dei 35 anni dalla scomparsa di Mirella.
“Faccio un appello finalizzato alla riapertura del caso di mia sorella Mirella Gregori. Se c’è un avvocato che se la sente di rimettere mano agli atti processuali, alle prove raccolte negli anni per presentare una solida istanza di riapertura del caso io, sono qui. Perché per noi questo caso non è chiuso, Mirella è scomparsa e noi vogliamo arrivare alla verità”.
Quali fossero le “prove raccolte negli anni “ non è stato mai detto. Probabilmente Maria Antonietta si riferiva in particolare a due argomenti. Vediamo quali.
1) – Il fotografo romano Marco Fassoni Accetti,  che come è noto si è auto accusato, il 23 marzo 2013, del rapimento di Emanuela e poi anche di quello di Mirella, a suo dire entrambe consenzienti perché si trattava di scomparse solo temporanee e in cambio sarebbero stati aiutati economicamente i loro genitori, ha raccontato al magistrato Giancarlo Capaldo di essere stato lui a telefonare al bar dei Gregori descrivendo per filo e per segno la biancheria che indossava Mirella il giorno della scomparsa.
2) – Stando a una informativa dei servizi segreti civili un’amica di Mirella Gregori, la coetanea Sonia De Vito, sapeva con chi Mirella andò via il giorno della sua scomparsa. L’informativa, acquisita dai magistrati il 24 luglio 2013,  è stata scoperta dal giornalista Tommaso Nelli, che nel suo articolo per Cronaca & dossier nel settembre 2016 spiega che si tratta di:
“un appunto del SISDE (il servizio segreto civile, oggi AISI) agli atti dell’inchiesta giudiziaria archiviata nel maggio 2015 dalla Procura di Roma e conosciuta perché perlopiù incentrata sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. In quell’indagine si affronta anche il caso di Mirella Gregori, quindicenne romana sparita nel primo pomeriggio del 7 maggio 1983 (quarantaquattro giorni prima di Emanuela Orlandi). […] Gli inquirenti concentrarono le attenzioni su Sonia De Vito, coetanea amica di Mirella, figlia del proprietario del bar “Italia”, situato all’inizio di via Nomentana, proprio sotto casa dei Gregori. Le due ragazze, quel pomeriggio trascorsero alcuni minuti assieme. De Vito fu iscritta nel registro degli indagati durante la prima inchiesta giudiziaria, ma poi fu prosciolta. Nel secondo iter investigativo fu nuovamente ascoltata, ma non le fu mai chiesto niente in merito a quanto annotato dal SISDE mercoledì 26 ottobre 1983. Quel giorno, alle 15:30, una fonte del Servizio era nel locale dei De Vito e avrebbe assistito a un dialogo tra Sonia e un’amica «senza alcun dubbio relativo alla nota vicenda della scomparsa di Mirella Gregori».
Ecco il dialogo riportato nell’informativa del SISDE reso noto da Nelli:
“Come scritto nel documenti inediti che riportiamo, a un certo punto, pronunciate dalla De Vito, «venivano udite chiaramente le seguenti frasi:
“Certo… lui ci conosceva, contrariamente a noi che non lo conoscevamo… quindi poteva fare quello che voleva…”
“Come ha preso Mirella poteva prendere anche me, visto che andavamo insieme…”».
Il SISDE rilevò che «La figlia del gestore del bar, nel pronunciare le frasi di cui sopra, appariva preoccupata e palesemente “toccata” dall’argomento».
Nelli così prosegue:
“Viene allora da chiedersi: perché Capaldo e Maisto, dopo aver acquisito il 24 luglio 2013 l’appunto del SISDE, sul quale il Servizio — e su questo occorre domandarsi il perché — appose “Emanuela Orlandi” come “oggetto”, non hanno mai convocato la De Vito quantomeno per approfondirne il contenuto? Perché non hanno accertato chi fosse l’altra amica della conversazione (per i nostri 007, una commessa di un negozio limitrofo)? E ancora: era al corrente dell’identità del misterioso rapitore? Probabilmente i due magistrati si sono attenuti al verdetto della collega Adele Rando, che nel 1997 prosciolse Sonia De Vito dall’accusa di reticenza, e quindi non hanno attribuito importanza al documento del SISDE”.

Anche nel caso del mistero Gregori ci sono alcune cose francamente strane.

Se per esempio si analizza la puntata del 7 maggio 2014 di “Chi l’ha visto?” si nota che dal minuto 4 e 6 secondi fino al minuto 4 e 15 secondi e poi dal minuto 8 e 36 secondi fino al minuto 8 e 41 secondi appaiono immagini di Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, chiaramente riprese in esterno, mentre con una sciarpa bianca e un giubbotto imbottito un po’ plasticoso cammina in un parco verso chi la sta riprendendo. Immagini che con la puntata “non ci azzeccano” nulla, perché l’intervista di Maria Antonietta fatta a corredo di quella puntata da Francesco Paolo Del Re è evidentemente fatta in una stanza. Da dove vengono quindi quelle immagini riprese in un parco?

Si tratta di brevi spezzoni di una puntata dell’anno precedente, 2013, probabilmente di aprile, puntata che però risulta introvabile ed era corredata da una intervista del giornalista Fiore De Rienzo, della redazione di “Chi l’ha visto?”, a Maria Antonietta Gregori. Intervista dalla quale sono tratti gli spezzoni in questione. La sorella di Mirella veniva ripresa mentre si dirigeva verso De Rienzo camminando per vari secondi in un parco. Forse si trattava di Villa Borghese o più probabilmente di Villa Torlonia, dove secondo una testimone Mirella si sarebbe diretta “a suonare la chitarra”, lei che non suonava nessuno strumento, per poi sparire.

Quella puntata è introvabile, ma a ricordo di molti (me compreso) nell’intervista a De Rienzo la Gregori affermava che sua madre,  signora Maria Vittoria Arzenton, nel confronto organizzato dal  magistrato inquirente Adele Rando, aveva riconosciuto Raul Bonarelli – all’epoca vice sovrintendente della Vigilanza Vaticana –  come l’uomo visto più volte intrattenersi al bar sotto casa  con Mirella.

A dire della signora Arzenton, in occasione della visita in parrocchia di Papa Wojtyla uno dei suoi uomini di scorta, indicato in Bonarelli,  aveva cercato di non farsi vedere da lei. Due particolari per i quali il vice sovrintendente della Vigilanza Vaticana era sospettato come responsabile della scomparsa di Mirella. Secondo chi a suo tempo ha visto la puntata introvabile, Maria Antonietta a De Rienzo ha detto che sua madre Bonarelli nel confronto organizzato dal magistrato lo aveva riconosciuto, ma non aveva voluto dirlo per paura. De Rienzo, da me appositamente interpellato, non ha ricordi precisi di quella puntata:

“Mah! Io ricordo che disse che “forse” la madre non aveva riconosciuto nessuno per paura, paura per l’altra figlia, per Antonietta stessa. Ma è solo un ricordo vago, il mio”. 

Nella puntata di “Chi l’ha visto?” del 7 maggio 2014 Maria Antonietta si limita a dire: “Ci siamo chiesti più volte se mia madre aveva detto che non lo aveva riconosciuto perché forse era stata minacciata”.

Facciamo finta che l’intervista dell’aprile 2013 non sia mai esistita. Resta il fatto che Maria Antonietta nel giro di un anno e un mese riguardo sua madre è passata dalla “paura” spontanea, non provocata dall’avere ricevuto minacce, alla paura provocata invece “perché forse era stata minacciata”. C’è comunque spazio per qualche domanda.

Prima domanda: come mai Maria Antonietta s’è tenuta il dubbio anziché chiedere alla madre se era stata minacciata per davvero o no?

Seconda: cosa può averle impedito una tale domanda, tanto banale quanto  doverosa?

Terza: è credibile che non glielo abbia chiesto negli anni in cui la madre è ancora vissuta? In definitiva si trattava di un particolare che riguardava non un estraneo, ma la scomparsa rispettivamente della loro figlia e sorella. Ed era ritenuto un particolare importante anche dalla magistratura.

Da notare che queste tre domande restano in piedi, sono cioè legittime e anzi dovute, anche nel caso che nell’intervista con De Rienzo Maria Antonietta non abbia detto ciò che non pochi ricordano che ha invece detto.

E’ infine strano che né Maria Antonietta né i giornalisti che l’hanno intervistata non abbiano mai parlato di una argomento decisamente interessante, raccontato dalla mamma di Mirella a Ercole Orlandi, papà di Emanuela, e da questi al magistrato con la testimonianza messa agli atti il 13 luglio 1993 dall’allora giudice istruttore Adele Rando:

“Colloquiando con la signora Gregori [la madre di Mirella, nda] ebbi modo di sapere che dopo la scomparsa di Mirella, ma prima della scomparsa di Emanuela, si erano presentate a casa della signora Gregori alcune persone di giovane età che si erano qualificate come appartenenti alla polizia esibendo tesserini che peraltro la signora non era riuscita a decifrare sia per lo stato d’animo sia per l’ansia del momento. Queste persone qualificatesi come poliziotti hanno cercato a lungo nella stanza di Mirella come se si fosse trattato di una vera perquisizione. Nel congedarsi peraltro raccomandavano alla signora Gregori di non rivelare la loro identità suggerendole di rispondere a chiunque chiedesse che si trattava di parenti o di amici”.

È chiaro, quindi, che non si trattava affatto di poliziotti, anche perché, per poter fare la perquisizione, avrebbero dovuto esibire il mandato del magistrato e, a perquisizione avvenuta, avrebbero dovuto far firmare alla Arzenton il verbale e lasciargliene copia. Quella “visita” ha tutta l’aria di chi cerca qualcosa di compromettente, come se Mirella per aiutare la madre a  comprare  l’appartamento dove vivevano avesse attitivà illecite. E’ stata la sua stessa madre a raccontare al loro avvocato Gennaro Egidio, lo stesso degli Orlandi,  che quando un giorno disse a Mirella che le dispiaceva non avere i soldi per comprarlo la figlia le rispose:

“Mamma non ti preoccupare, ci penso io”.

Al che la signora Arzenton ribettè: 

 “Ma come ci pensi tu? In che modo? Come è possibile? Ma stai delirando?”. 

Particolari che hanno infine portato l’avvocato Egidio a dichiararmi:

“[…] penserei che il caso della Gregori potrebbe essere sempre un caso che rientra in quello che era magari un traffico…”.

E’ strano anche che Maria Antonietta non parli mai né di quella testimonianza della madre né della  pubblica dichiarazione dell’ex avvocato di famiglia riguardo il probabile avere imboccato una brutta strada da parte di Mirella. Ed è strano che nessun giornalista dei due argomenti gliene abbia mai fatto neppure il minimo cenno. Eppure non si tratta di particolari da poco. 

Maria Antonietta parla di una telefonata fatta al bar di famiglia da parte di un uomo che ha saputo indicare cosa indossava Mirella il giorno in cui è scomparsa e la marca di qualche capo, avvalorando così l’ipotesi che chi telefonava era il rapitore. Ma anche su questo l’avvocato Egidio ha gettato acqua sul fuoco spiegando pazientemente:

“Grazie ad alcuni testimoni è stato accertato che il giorno della scomparsa, poco prima di recarsi al misterioso appuntamento, Mirella Gregori si chiuse per un buon quarto d’ora con l’amica Sonia De Vito nella toilette del bar dei genitori di quest’ultima. La De Vito ha sempre sostenuto che parlarono “di robe di donne”, ma è più probabile che in realtà Mirella le abbia confidato altro… È vero che a suo tempo ci fu chi avvalorò la pista del doppio rapimento telefonando, con voce ben diversa da quella dell’“Americano”, al bar dei Gregori in via Volturno per mostrarsi al corrente dei capi di abbigliamento indossati dalla ragazza quando sparì, ma erano tutti particolari sicuramente noti almeno alla De Vito, e quindi anche a qualcuno del suo giro o del giro del suo bar; anzi, un capo glielo aveva regalato proprio lei, Sonia, che aveva pure accompagnato l’amica Mirella a comperare le scarpe e dunque sapeva bene in quale negozio”.  

Anche questa pubblica dichiarazione dell’ex avvocato anche dei Gregori viene sempre taciuta. 

Infine: nella puntata del 7 maggio 2014 Maria Antonietta afferma che Mirella nell’uscire di casa disse alla madre “che tornava su subito”, invece risulta che alla madre, uscendo verso le 15, disse che andava a un appuntamento  sotto il monumento al bersagliere davanti Porta Pia, 300 metri da casa, con Alessandro, un vecchio amico di scuola. 

Cosa c’entrano con la ricerca della verità tutte queste approssimazioni, imprecisioni e affermazioni non troppo credibili?  

Pino Nicotri

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