Orlandi-Gregori, chi farà parte della commissione parlamentare d’inchiesta? Ai 40 nomi della commissione parlamentare d’inchiesta sul mistero Orlandi e il mistero Gregori per essere al completo manca solo un nome o forse due se il capogruppo di Forza Italia, senatore Maurizio Gasparri, che deve decidere i nomi del suo partito per la commissione, dovesse ripensarci e scegliere di non farne parte.
Gasparri però non ha fretta, e a chi gliene sollecita la nomina risponde che ha molto da fare e non accetta pressioni di nessun tipo. Risposta che ha spinto Pietro Orlandi, che ormai della commissione si sente il dominus e il pilota, ad accusare Gasparri di tenere in ostaggio la commissione.
Il tutto mentre la cosiddetta pista inglese, sventolata dall’Orlandi fin dall’anno scorso come nuova e decisiva e rilanciata a Verissimo di Canale 5 lo scorso 4 febbraio, si rivela anch’essa un bidone a base di falsi, esattamente come TUTTE le altre che l’hanno preceduta.
Ma andiamo per ordine. Oggi parliamo della commissione parlamentare. Come ho scritto quando è stata decisa, si tratta di una “commissione inutile e sbagliata per 40 in Parlamento a caccia di farfalle ma pubbicità gratis nei talk-shaw”,.
Della “pista inglese”, nata in realtà il 17 giugno 2011, cioè ben 13 anni fa durante una puntata del programma televisivo Metropolis di RomaUnoTV, conviene parlare con un apposito articolo.
La commissione Orlandi, detta anche Orlandi-Gregori, è stata approvata lo scorso 9 novembre. Il 29 dicembre e il 9 gennaio Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, rispettivamente presidenti della Camera e del Senato, hanno specificato a tutti i capigruppo quanti membri di ciascun gruppo parlamentare avrebbero dovuto far parte della commissione: 12 per Fratelli d’Italia, 6 per il Pd e per la Lega, 4 al Movimento 5 stelle, 3 a Forza Italia, 2 a Italia Viva, 2 a Noi Moderati, 2 a Gruppo Misto, 1 a Alleanza Verdi e Sinistra, 1 a Azione, 1 ad Autonomie.
I capigruppo sono anche stati invitati a comunicare quanto prima i nomi di chi sarebbe stato scelto per farne parte. In attesa che Gasparri indiche il 40esimo nome, ecco chi sono i 39 già scelti:
– I 12 di Fratelli d’Italia sono Susanna Campione, Luciano Ciocchetti, Andrea De Priamo, Tommaso Foti, Dario Iaia, Domenico Matera, Ernesto Rapani, Gianni Rosa, Fabio Roscani, Marco Scurria, Paolo Trancassini e Maria Varchi.
– I 6 della Lega sono Mara Bizzotto, Riccardo Marchetti, Simonetta Matone, Andrea Paganella, Massimiliano Panizzut e Daisy Pirovano.
– I 6 del PD sono Gianni Cuperlo, Federico Gianassi, Roberto Morassut, Dario Parrini, Simona Malpezzi e Walter Verini.
– I 4 del Movimento 5 stelle sono Stefania Ascari, Alessandra Maiorino, Luigi Nave e Francesco Silvestri.
– I 3 di Forza Italia sono il capogruppo Paolo Barelli, Maurizio Gasparri e il terzo nome che lo stesso Gasparri deve ancora indicare.
– I 2 del Gruppo Misto sono Carlo Calenda e Luca Pastorino.
– I 2 di Italia Viva sono Enrico Borghi e Luigi Marattin.
– I 2 di Noi Moderati sono Ilaria Cavo e Giorgio Salvitti.
– Di Azione c’è la deputata Giulia Pastorella,
– Dei Verdi c’è Marco Grimaldi di Sinistra Italiana.
– Per le Autonomie c’è il senatore sudtirolese Meinhard Durnwalder.
Una volta insediati, i 40 prescelti dovranno votare per decidere i nomi dell’Ufficio di Presidenza, vale a dire i nomi del presidente, dei due vicepresidenti e dei due segretari.
Gasparri nel suo intervento del 9 novembre in senato non aveva nascosto i suoi dubbi sull’utilità della commissione, cosa che ha portato Pietro Orlandi a commentare che quel giorno il senatore “sembrava un rappresentante non del parlamento italiano, ma del Vaticano”. Oggi lo stesso Orlandi ritiene che Gasparri stia rallentando la nascita della commissione tenendola di fatto in ostaggio temporeggiando sulla scelta del 40esimo e ultimo nome, cioè di chi del suo partito ne farà parte assieme a lui se deciderà di parteciparvi.
A preoccupare l’Orlandi c’è anche l’impegno esplicito del senatore Gasparri a vigilare “attentamente sulla commissione per evitare strumentalizzazioni, conflitti e denigrazioni dei santi, come avvenuto per Giovanni Paolo II”.
Chiaro riferimento, quello a Giovanni Paolo II, alle insinuazioni fatte dallo stesso Orlandi sulla sua vita sessuale come piuttosto allegra e disinvolta.
La preoccupazione per i ritardi ha spinto Pietro Orlandi a scrivere a Gasparri. Che gli ha risposto per le rime di non avere nessun bisogno di solleciti e pressioni.
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