Unifil è la missione dei militari Onu schierati in Libano. Come accaduto in Afghanistan, se dovessero ritirarsi, la situazione precipiterebbe in brevissimo tempo. La missione è stata infatti decisa per ristabilire il controllo di un territorio in cui non esiste nemmeno un confine riconosciuto e che attualmente è quello della “linea blu” segnata, appunto, con dei bidoni di petrolio blu. Come appare però evidente, Unifil non è riuscita ad assistere le forze armate libanesi in quella fetta di territorio fallendo miseramente.
La zona, quella appunto del confine non riconosciuto e delle fattorie Sheeba formalmente occupate da Tel Aviv, è stata per anni sotto occupazione di Israele e poi di gruppi armati cristiani alleati dello Stato ebraico. Nel 1978 sono arrivati i soldati di pace con lo scopo di far tornare quella parte di paese sotto il potere del governo ufficiale di Beirut. La missione è però non riuscita ed ora la zona è sotto il controllo delle milizie degli Hezbollah.
Unifil ha fallito anche sotto un altro aspetto: quello di impedire che Hezbollah e Israele si sparassero. Unifil ha tuttavia contribuito alla sviluppo dell’area ed ha difeso i civili. In molti casi è stata anche in grado di abbassare la tensione tra le due parti.
In tutti questi anni, durante la missione sono morti 300 militari. Il costo è di circa 500 milioni l’anno con l’Italia che, avendo più militari di tutti, ne spende 150. In tutto ci sono circa 10mila soldati provenienti da molti paesi tra cui anche la Cina. Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata dall’Italia per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei.
Come spiega il Corriere della Sera, negli ultimi mesi Israele ha anche fatto pressione perché il contingente irlandese, Paese molto critico nei confronti di quanto sta accadendo a Gaza, venisse ritirato. Da qui si è passati alle pressioni militari con i soldati israeliani che hanno sparato a telecamere e fari anche del quartier generale di Naqoura dove sono dislocati molti soldati italiani. Avevamo “ordinato alle forze Onu di rimanere in spazi protetti” si è giustificata l’Idf, Israeli Defence Force.
Israele non vuole l’Unifil al confine? Se così fosse non lo vuole per non avere testimoni dei suoi combattimenti. Tel Aviv, come denunciato dalle Nazioni Unite, starebbe usando il vietatissimo fosforo bianco nei suoi bombardamenti.
Ci sarebbe anche una ragione tattica: se Unifil si ritirasse si aprirebbe un corridoio lungo la costa in un’area contesa tra Israele e Libano, quella appunto delle fattorie Sheeba. Se i militari usassero quel passaggio, gli israeliani potrebbero compiere una manovra a tenaglia che metterebbe in trappola i combattenti di Hezbollah.
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