Il tempo vola. Sono ormai passati 52 anni dalla edizione inaugurale (1972) a Palazzo Te del Premio Lubiam, la rassegna “Made in Mantova” dedicata ai migliori giovani delle Accademie d’arte d’Italia. Alcuni di loro oggi sono celebrati artisti. Con un paio sono rimasto in contatto. E i ricordi galoppano. Mantova (e dal 1976 nei palazzi di Sabbioneta) per un mese era la capitale dell’arte contemporanea, crocevia culturale di idee e sogni, vetrina nazionale di giovani talenti, un palcoscenico sul futuro. Ma anche un virtuoso polo di attrazione per critici, appassionati d’arte, autorevoli inviati (il parigino e prestigioso “Le Monde” mandava Jacques Michel), galleristi di mezza Europa, uomini di governo; indimenticabile il blitz di Giovanni Spadolini, all’epoca Ministro dei Beni culturali (nell’esecutivo Aldo Moro) e successivamente premier nell’Italia di Sandro Pertini. E in giuria, per selezionare le opere dei giovani, c’erano nomi importanti come Maria Bellonci, Gianni Brera, Cesare Zavattini, il Conte Nuvoletti, Edgarda Ferri, Luciano Minguzzi, Enzo Biagi, Luigi Carluccio.
Correvano i tempi fausti della Mantova da bere: Grigato sindaco fino al 1972, poi Usvardi. Cattolici e socialisti insieme, repubblicani e socialdemocratici all’uscio; nell’aria l’eco inarrestabile della mostra del Mantegna (1961), evento internazionale che rivelò al mondo la “Mantova segreta e schiva, bellissima e malinconica, e la ricchezza dei suoi umori culturali”( Mario Cattafesta in Mantovastoria, 1974). Siamo agli inizi degli anni ‘70. Il Mantova è in serie A e al Martelli inchiodava il Napoli di Altafini (0-0), il Milan di Rocco e Cudicini, la Juventus di Causio e Capello. Il versante culturale era agitato dalle presentazioni delle opere murali del Pisanello, il maggior pittore del primo Quattrocento, di casa alla corte dei Gonzaga, e dal grande lavoro compiuto sulla “Camera degli Sposi” dallo studioso mantovano Rodolfo Signorini. Anche a Roma Mantova contava qualcosa: il democristiano Attilio Ruffini occupava il posto che è stato poi della Gelmini, Ferdinando Truzzi “pesava” alla agricoltura e Tullia Romagnoli Carrettoni, eletta a Mantova nella lista unificata PSIUP-PCI era nientemeno che vicepresidente del Senato. In questo clima del fare la Lubiam (vuol dire Luigi Bianchi Mantova) – primo complesso industriale sorto in città- ha dato vita ad un concorso per studenti ; a me era affidato il coordinamento organizzativo. L’iniziativa era unica in Europa. Numerosi i viaggi nelle capitali estere.
La prima è del 1972, “padrino” dei ragazzi Aligi Sassu con 32 opere. Tra i 10 vincitori si è imposto Demetrio Casile, calabrese, poi titolare della cattedra di pittura a Bologna, nonché sceneggiatore di Comencini e di Dustin Hoffman (“ Eroe per caso”). L’anno dopo le Accademie d’Italia aderiscono in massa e Corrado Cagli è il padrino con 21 opere. Nel ‘74 il Premio Lubiam apre agli stranieri. Nel 1975 va in scena l’ultima edizione a Palazzo Te, Remo Brindisi presidente di giuria accanto a Maria Bellonci, Cesarino Monti e Adalberto Scemma. Nel 1976 c’è il debutto a Sabbioneta. Al Teatro Olimpico espone il padrino naïf Josip Generalic, pittore tra i più famosi al mondo. Il 1977 è l ’edizione inglese. Una edizione nel segno di Graham Sutherland, il ritrattista di Churchill. Con lui arrivano gli allievi del Royal College, della Chelsea School e della Wimbledon School of Arts. Ne parla anche il Times di Londra.
Sui cavalletti di Sabbioneta 280 opere tra cui 23 tele finaliste di una selezione europea curata dalla Gallerie de France; padrino è il tedesco di Lipsia Hans Hartung, reduce da un trionfo al Metropolitan Museum di New York. Tra i giovani vincitori ci sono un indiano, un greco ed un francese. La Rai è presente col direttore Aldo de Martino.
È il 1979. Accanto alle due ormai tradizionali sezioni (italiana ed europea), si aprono le porte ai giovani artisti sotto i 35 anni. Padrino è il francese Eduard Pignon reduce da un trionfo con 300 opere al Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi. Nel 1980 arrivano giovani da tutto il mondo: padrino il turco Mario Prassinos. Il 1981 è l’anno di Guttuso che al poeta mantovano Virgilio dedica 12 disegni acquerellati ispirati all’Eneide. Tra i giovani vincitori c’è Pino Settanni, artista che diventerà una star della fotografia.
Ultima edizione nel 1982. Nella “quarta” di copertina, l’ideatore del premio Luigi Bianchi, ricorda che il “ Lubiam nato 11 anni fa” ha avuto da subito il sostegno di grandi maestri. Da ricordare l’apporto di Rino Bulbarelli, all’epoca direttore della Gazzetta di Mantova. Nel 2011 il Premio – nel centenario della Lubiam – è tornato a Palazzo Te con alcune opere protagoniste di quella che il sindaco virgiliano Nicola Sodano ha definito una stagione unica. Ha scritto Renato Guttuso: “ L’arte è il cibo dell’anima”. Perfetto.
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