Cronaca

Rapimento Orlandi e attentato a Wojtyla opera degli armeni? Per la moglie di Agca tutte bufale

Rapimento Orlandi e attentato a Wojtyla opera degli armeni? Per la moglie di Agca tutte bufale.

A quando i marziani e gli eschimesi? Con il suo recentissimo libro “Il Papa deve morire” l’autore Ezio Gavazzeni sostiene che l’islamista turco Alì Mehemet Agca il 13 maggio 1981 ha sparato a Papa Wojtyla, ferendolo gravemente all’addome, su incarico “dei terroristi armeni del gruppo ASALA”, incontrati al caffè Opera di Istanbul. E che Emanuela Orlandi molto probabilmente è stata rapita da loro.

Bum! Il mistero Orlandi si arricchisce di un altro scoop: l’ennesimo.

Ma cos’è l’ASALA, acronimo di Armenian Secret Army for the Liberation of Armenia?

Nata nel 1975, l’ASALA è o meglio era fino al 1988 era una organizzazione guerrigliera marxista leninista. Il suo principale obiettivo era costringere il governo turco a riconoscere pubblicamente la sua responsabilità per la morte di un milione e mezzo di armeni nel 1915, pagare il dovuto risarcimento agli eredi e cedere il territorio necessario per la creazione dello Stato dell’Armenia.

Stato promesso agli armeni nel 1920 con il trattato di Sevres (mai divenuto esecutivo) dal presidente USA Woodrow Wilson, donde la definizione di Armenia wilsoniana.

Che collegamento fra un turco e gli armeni?

Rapimento Orlandi e attentato a Wojtyla opera degli armeni? Per la moglie di Agca tutte bufale – Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Nata come Repubblica di Armenia nel 1918, durò due anni. Dopo una serie di guerre, nel 1936 nasce la Repubblica Socialista Sovietica dell’Armenia, assorbita nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Morta la quale, nel 1991 è finalmente rinata come Repubblica Armena, tuttora esistente.

Riconosciuta come responsabile dell’uccisione di oltre  30 diplomatici turchi in tutto il mondo e del ferimento di molti altri, l’ASALA negli anni ’80 è stata inserita dagli USA nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.

“Ho studiato 400 prove di servizi segreti, polizia vaticana, Digos e molto altro”: lo ha dichiarato Gavazzeni al settimanale Gente per spiegare come sia arrivato a indicare l’ASALA come mandante del tentato omicidio di Papa Wojtyla e come probabile responsabile del rapimento di Emanuela Orlandi, Gavazzeni.

NON spiega però come ha fatto a procurarsi le “prove” della “polizia vaticana”, che non si sa neppure se siano mai esistite.

Tante ipotesi per Emanuela Orlandi

Chissà se e cosa dirà il magistrato in pensione Ilario Martella, che a suo tempo è stato tra coloro che si sono occupati sia dell’attentato al Papa che del mistero Orlandi. Non è venuto a capo di nulla, ma s’è convinto – come ha anche spiegato alla Commissione parlamentare Orlandi e Gregori – che Emanuela è stata rapita di fatto su ordine del Cremlino. Convinzione che ha espresso nel suo recente libro “Emanuela Orlandi, intrigo internazionale”.

Martella è perentorio: “C’è un’unica soluzione possibile”. Quale?

“I due casi [Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: ndr] fanno parte di un unico disegno criminale, di una gigantesca e articolata operazione di distrazione di massa compiuta da uno dei servizi segreti più efficienti e famigerati della Guerra Fredda: la Stasi tedesca”.

Tedesca, ma nel senso di Germania Orientale, all’epoca con regime comunista e sudditanza all’Unione Sovietica.

Per parte sua, in attesa di poter ricevere e leggere il libro di Gavazzeni acquistato online, la signora Elena Rossi, italiana moglie di Agca, subito dopo avere letto le dichiarazioni di Gavazzeni ha inviato via Messenger a Gente il seguente messaggio:

“Buongiorno. Ho appena letto il vostro articolo sull’attentato al Papa, che riporta una storia non vera. Ali Ağca, mio marito, un turco di estrema destra,  non si sarebbe mai messo al servizio del terrorismo armeno. Ağca non ha incontrato nessun esponente dell’ Asala al caffè dell’Opera né altrove prima dell’attentato.

“Durante il mese di marzo 1981, Ağca era a Vienna insieme ad alcuni amici, che poi vennero interrogati e confermarono.Il tutto emerse chiaramente durante il secondo processo per l’attentato al Papa. Dunque non poteva trovarsi a Belgrado.

Ağca non ha mai avuto un passaporto giordano, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Aveva un unico passaporto turco, intestato a Faruk Özgün, con il quale è entrato varie volte in Italia senza alcun bisogno di chiedere il visto d’ingresso. Tutte bufale insomma.

“Un chiarimento definitivo sull’attentato al Papa del 13 maggio 1981, l’ho fornito io nel mio libro pubblicato lo scorso settembre. Pensavo di avere ripulito la scena da tutti i detriti, invece no, ecco che ne spuntano pure gli armeni… Quello che per gli altri è un caso di cronaca nera, per me è mio marito, la mia famiglia….

“Inoltre Gavazzeni non si è preoccupato minimamente di interpellare Ağca o me per capire se la sua “pista” poteva essere vera o meno.

Grazie.

Saluti

Elena Hilal Ağca”.

 

Published by
Pino Nicotri