Cariche della polizia per disperdere i manifestanti violenti che, nel tardo pomeriggio di sabato 5 ottobre, a Roma si sono ritrovati in piazza per il corteo non autorizzato Pro-Palestina. Lancio di bombe carta e oggetti contro gli agenti che hanno azionato gli idranti e i lacrimogeni. I blindati si sono spostati e posizionati nella piazza con lo scopo di far arretrare i violenti. Una ragazza, scrive Repubblica, è rimasta ferita alla testa.
Controlli a tappeto a Roma per la manifestazione pro Palestina annunciata per oggi, sabato 5 ottobre, nella Capitale e vietata dalla Questura. L’obiettivo è stato quello di intercettare eventuali infiltrati violenti tra i gruppi che, sfidando il divieto, hanno cercato di raggiungere comunque la zona di Ostiense per dar vita a un corteo alla vigilia del 7 ottobre, primo anniversario dell’attacco di Hamas in Israele. I dispositivi di sicurezza in campo a Roma hanno portato a controllare 1600 persone con 19 portate in questura con lo scopo di valutare la loro posizione al fine dell’eventuale foglio di via.
Il corteo per il popolo di Gaza, è stato indetto alla vigilia del primo anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele e conta circa 10mila partecipanti. Verso le 17 isi è mosso da piazzale Ostiense verso viale di Porta Ardeatina. In testa lo striscione con su scritto “Palestina e Libano unite: fermiamo il genocidio con la resistenza”. Tra i manifestanti alcune persone vestite di nero e con i cappucci alzati che si sono messe in testa al corteo improvvisando un servizio d’ordine.
La piazza è stata fin da subito presidiata in ogni angolo con un elicottero che ha sorvolato la zona. Forze dell’ordine, blindati e idranti sono schierati in tutti gli accessi: a chi entra in piazza sono stati chiesti i documenti. “Palestina libera”, “Israele criminale” e “Ora Intifada” gli slogan più urlati. Parole anche contro la premier italiana, il primo ministro israeliano e il presidente americano Joe Biden. “Muoviamoci in corteo” ha detto ad un certo punto un attivista al megafono. Per poi aggiungere: “noi questo corteo oggi lo faremo”.
Il piano sicurezza è stato messo a punto nel pomeriggio di venerdì in un tavolo tecnico in Questura, il primo presieduto dal neo questore Roberto Massucci. Tra le misure: controlli nelle stazioni e ai caselli autostradali per intercettare pullman di manifestanti in arrivo da altre città e un dispositivo a cerchi concentrici sempre più stringenti attorno all’area di piazzale Ostiense. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sottolineando che la manifestazione è “illegale”, ha assicurato che sarà “gestita con equilibrio dalle nostre forze di polizia, di cui mi fido ciecamente”. Lo stop al corteo ha intanto diviso il ‘mondo’ palestinese. L’Unione democratica arabo-palestinese e i Giovani Palestinesi hanno annunciato che saranno comunque in piazza, mentre la Comunità palestinese ha concordato una nuova data per sabato 12 ottobre.
Tra le tante bandiere palestinesi al corteo di Roma spunta anche la bandiera di Hezbollah accanto a quella libanese: il vessillo giallo di Hezbollah, spuntato nello spezzone dei militanti libanesi, riporta un versetto del corano (“E colui che sceglie per alleati Allah e il Suo Messaggero e i credenti, in verità è il partito di Dio, Hezbollah, che avrà la vittoria”) e ha raffigurato una mano che stringe un fucile d’assalto stilizzato. “Resistenza fino alla vittoria”, tra i cori scanditi al corteo.
“Nonostante il divieto siamo scesi in piazza perché abbiamo una responsabilità storica. Chiediamo la fine dei bombardamenti. L’Italia deve prendere una linea chiara. C’è stata una mistificazione su questo corteo. Ci hanno detto che era una celebrazione di Hamas ma noi siamo qui per commemorare i nostri morti, i morti palestinesi. Gli unici che fanno celebrazioni qua in Italia sono gli amici di Israele e l’industria bellica italiana”. Così dal megafono, uno dei rappresentati, dell’Unione democratica arabo palestinese prima che il corteo si cominciasse a muovere. “Il divieto è arrivato non per garantire la pace ma per garantire la guerra. Potevamo essere molti di più se questo non fosse uno Stato di polizia, uno Stato fascista”, afferma un’attivista dei giovani palestinesi. Dalla piazza partito il coro contro le forze dell’ordine “vergogna”. Alla manifestazione, oltre i palestinesi dai manifestanti di ‘Osa’, di ‘Potere al Popolo’ e di ‘Usb’ che hanno raggiunto piazzale Ostiense. In piazza anche le bandiere della rete della conoscenza e dei comunisti.
“Fate attenzione se state prendendo il treno”, e la foto di un gruppo di agenti alla Stazione Tiburtina. Stesso scatto e stesso avvertimento in altre stazioni e agli snodi principali del centro di Roma. Sul web, prima del corteo ha corso la protesta di chi vorrebbe arrivare al punto di partenza della manifestazione pro Palestina a Roma, vietata dalla questura ma non riesce per i controlli serrati. “La questura di Roma impedisce ai bus di raggiungere la manifestazione”, spiega un account postando il messaggio di un gruppo di manifestanti che sostengono di non riuscire a partire per un veto della questura.
Prima del corteo ci sono stati anche dei controlli ai caselli autostradali, nelle stazioni e in tutta l’area attorno a piazzale Ostiense. L’obiettivo era quello di intercettare eventuali infiltrati violenti in arrivo anche da altre città.
Prima del corteo sono arrivate diverse critiche al divieto di manifestare dal Movimento 5 Stelle. Per il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, il governo “sta creando tutte le premesse per facilitare lo scontro piuttosto che per impedirlo”. Mentre per la parlamentare pentastellata Stefania Ascari, “vietare le manifestazioni è sempre, in ogni caso, un errore e un brutto segnale”. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa si dice contrario al divieto: ” Di cortei vietati nella mia vita ne ho subiti a centinaia. E non erano cortei che avevano come obiettivo minare il diritto alla esistenza di un popolo o di una nazione. Me ne hanno vietati a più non posso. Addirittura, ricordo che in una occasione drammatica, a due ore dall’inizio, ci vietarono anche il comizio. Quindi, io non parlerò mai a favore di un divieto. Però, quello che mi stupisce, è che se le ragioni di una manifestazione sono abnormi, come in questo caso, le forze politiche facciano finta di niente. Io non sono per vietare i cortei, sono per giudicare le ragioni dei cortei”. La Russa ha parlato a margine della convention di Fdi a Brucoli.
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