La Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Milano, ha sequestrato 46 milioni di euro alla FedEx Express Italy Srl. Il provvedimento rientra in una lunga serie di azioni contro le multinazionali della logistica, ma presenta elementi di novità. L’azienda è accusata di aver utilizzato cooperative esterne come serbatoi di manodopera a basso costo, realtà che non versano tasse né contributi previdenziali. Questo modello di gestione del personale ha permesso alla società di ridurre i costi operativi, ma a discapito dello Stato e dei lavoratori.
Negli ultimi tre anni, azioni simili hanno coinvolto altre 19 aziende, portandole a regolarizzare la loro posizione e versare 552 milioni di euro di imposte arretrate. Tuttavia, il caso FedEx dimostra che il problema è ancora diffuso, nonostante il recente rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore logistica e trasporti.
Nel nuovo contratto nazionale, una clausola sulla “qualificazione della filiera” mira a contrastare le pratiche illegali, imponendo certificazioni formali per garantire il rispetto delle norme sugli appalti. Tuttavia, i magistrati Valentina Mondovì e Paolo Storari sottolineano una contraddizione: mentre si introducevano queste nuove regole, FedEx avrebbe continuato a presentare dichiarazioni fiscali fraudolente, inglobando profitti illeciti derivanti dalle cooperative irregolari. Questo porta a temere che la clausola resti inapplicata se non vi saranno cambiamenti concreti nelle politiche aziendali.
Le cooperative utilizzate da FedEx non pagano imposte e contributi, danneggiando l’Erario e i lavoratori. Tuttavia, il vero beneficiario è l’azienda committente, che gode di un abbattimento dei costi del lavoro e di una manodopera più flessibile. Secondo la Guardia di Finanza, FedEx ha tratto un profitto illecito di 46 milioni di euro tra il 2022 e il 2023, grazie a dichiarazioni fiscali fraudolente.