![La foto di un carcere](https://www.blitzquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/02/carcere-1024x684.jpg)
Sesso in carcere con la moglie, il diritto sancito grazie ad una sentenza. La svolta dopo il reclamo di un camorrista (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Sentenza storica: da oggi si può fare sesso in carcere con la propria moglie. Basta chiederlo alla direzione del penitenziario e la direzione ha l’obbligo entro 60 giorni di attrezzare la “camera dell’amore” e di garantire la riservatezza dell’incontro; ergo i secondini, una volta tanto, devono stare alla larga.
La coppia va lasciata in pace durante l’esercizio di un diritto costituzionale. Lo ha deciso il magistrato di sorveglianza del tribunale di Reggio Emilia facendo valere il principio, affrontato dalla Corte costituzionale con la sentenza del 26 gennaio 2024, che attiene ai coniugi (conviventi e unioni civili).
In buona sostanza la Corte ha riconosciuto che i sentimenti, e ora anche il sesso, non si possono reprimere e anche chi ha commesso reati e sta scontando la pena (di qualsiasi entità) ha il diritto di poter mantenere un legame “anzitutto fisico” con la moglie che peraltro il detenuto già vede in presenza durante regolari colloqui visivi.
![Secondino di un carcere con le chiavi in mano](https://www.blitzquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/02/sesso-carcere-2.jpg)
La vittoria del detenuto
Protagonista di questa storia a lieto fine è un camorrista 44enne di origini campane rinchiuso nel carcere di Parma con un curriculum penale di spessore. L’uomo, vicino al clan dei Casalesi, in particolare al boss Francesco Schiavone detto “Sandokan” (Schiavone oggi ha 70 anni e da 26 è in carcere attualmente al 41 bis, meglio noto come “carcere duro”. È seriamente malato di tumore ed è alla testa di un impero stimato in 1.500 miliardi).
Il 44enne, dicevamo, ha avviato una lunga battaglia affiancato dall’avvocato Pina Di Credico e alla fine ha vinto. Il magistrato di Reggio Emilia, Elena Bianchi, ha disposto che il carcere di Parma allestisca entro 60 giorni dal provvedimento datato 7 febbraio uno spazio adeguato alla bisogna che offra “garanzie minime di riservatezza, senza il controllo a vista della polizia penitenziaria” così da potersi abbandonare in santa pace alle effusioni amorose (eufemismo). Dunque semaforo verde a quello che la sentenza ha chiamato, con linguaggio soft, “colloquio visivo intimo”.
Il diritto all’affettività
Il reclamo presentato dal legale del detenuto verteva sul principio costituzionale che dà diritto a non subire una pena contraria al senso di umanità secondo lo spirito dell’ articolo 27 della nostra fonte suprema del diritto nel nostro ordinamento giuridico. I padri costituenti (Montale, Giovanni Agnelli, Sandro Pertini, Eduardo De Filippo, Don Sturzo, Luigi Einaudi e tutti gli altri), forse non si aspettavano una variante del genere. Probabile poi che le 21 madri costituenti (che si sono battute per la parità di condizione fra donna e uomo), lo avessero ipotizzato. Ma 78 anni fa, quando si riunì l’assemblea Costituente, c’era ben altro a cui pensare.