Starlink non è imbattibile, a Pechino sanno come neutralizzare i satelliti di Elon Musk. La Cina si ispira alla caccia alle balene per far saltare in aria Starlink in una possibile guerra futura.
La Cina decanta nuove tecniche di interruzione basate sull’intelligenza artificiale che imiterebbero la caccia alle balene per cercare e distruggere i satelliti SpaceX in tempo di guerra, scrive Gabriel Honrada su Asia Times.
Le mosse audaci della Cina per contrastare le applicazioni militari di Starlink con metodi di interruzione satellitare all’avanguardia mettono in luce il ruolo fondamentale che lo spazio avrebbe in un conflitto nello Stretto di Taiwan, spiega Gabriel Honrada su Asia Times.
Secondo il South China Morning Post, scrive, gli scienziati cinesi hanno sviluppato un metodo per colpire la costellazione satellitare Starlink di SpaceX. SCMP afferma che il metodo simula un’operazione spaziale che potrebbe avvicinarsi a circa 1.400 satelliti Starlink in 12 ore utilizzando 99 satelliti cinesi.
Come neutralizzare Starlink
La ricerca, guidata da Wu Yunhua, direttore del dipartimento di controllo aerospaziale presso la Nanjing University of Aeronautics and Astronautics, è stata pubblicata sulla rivista accademica cinese Systems Engineering and Electronics e mette in evidenza le applicazioni militari di Starlink come testimoniato nella guerra in Ucraina.
La simulazione al computer del team cinese suggerisce che la Cina potrebbe tracciare e monitorare efficacemente lo stato operativo dei satelliti Starlink, che sono dotati di laser, microonde e altri dispositivi per la ricognizione e il tracciamento.
Il modello della caccia alle balene
L’articolo del SCMP nota che il metodo utilizza un nuovo algoritmo binario di intelligenza artificiale per imitare la strategia di caccia delle balene.
Il team di Wu afferma di aver sviluppato una tecnologia senza precedenti che consente ai computer del centro di controllo a terra di generare un piano d’azione completo e affidabile in meno di due minuti.
Asia Times ha già precedentemente riferito che la Cina sta sviluppando tecnologie anti-satellite per contrastare la minaccia militare percepita rappresentata dalla rete Starlink, che ha dimostrato utilità strategica in Ucraina consentendo il coordinamento in tempo reale sul campo di battaglia.
I ricercatori cinesi sostengono “metodi di uccisione soft e hard” per neutralizzare la costellazione decentralizzata di Starlink, che fornisce comunicazioni resilienti attraverso oltre 2.300 satelliti.
Prendere di mira singoli satelliti Starlink è considerato inefficiente; invece, la Cina ha esplorato tecnologie dirompenti, tra cui il Relativistic Klystron Amplifier (RKA), un’arma a microonde ad alta potenza in grado di disattivare l’elettronica satellitare sensibile. Tuttavia, l’implementazione di tali sistemi presenta delle sfide, tra cui il surriscaldamento dei satelliti e la domanda di energia.
Inoltre, la Cina ha creato sofisticate armi a energia diretta come i laser a stato solido montati sui satelliti e sta esplorando il potenziale dei laser a raggi X, idee provenienti dalla Strategic Defense Initiative (SDI) degli Stati Uniti, per eliminare diversi satelliti in un singolo attacco. Questo approccio mira a invertire lo squilibrio tra costi e scambi delle tradizionali armi anti-satellite.
La logica di questi programmi deriva dai comprovati vantaggi militari di Starlink, come l’aumento di 100 volte della velocità dei dati dei droni e dei caccia stealth statunitensi, e dal suo ruolo fondamentale nei successi sul campo di battaglia dell’Ucraina, tra cui l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva. L’attenzione della Cina su tali tecnologie riflette una strategia più ampia per mitigare le capacità di Starlink e mantenere la superiorità spaziale, in particolare in scenari come un conflitto a Taiwan.
Notando l’efficacia di Starlink nella guerra in Ucraina, Taiwan, ispirandosi all’Ucraina, sta sviluppando il suo sistema di comunicazioni satellitari in orbita terrestre bassa (LEO).
Il progetto, annunciato dall’Agenzia spaziale taiwanese nel dicembre 2022, mira a fornire a Taiwan una capacità sovrana per comunicazioni indipendenti in caso di invasione cinese.
Il sistema è progettato per garantire la resilienza contro potenziali attacchi ai cavi sottomarini di Taiwan, che attualmente costituiscono la spina dorsale delle sue comunicazioni esterne.
In un rapporto del luglio 2024 per lo Stanford Cyber ​​Policy Center, Charles Mok e Kenny Huang evidenziano la vulnerabilità dei cavi sottomarini di Taiwan, su cui l’isola fa affidamento per la sua connettività Internet.
Taiwan gestisce 15 cavi sottomarini, che trasportano oltre il 99% dei dati globali e li collegano alle reti digitali internazionali. Tuttavia, la sua posizione in una regione soggetta a terremoti e la vicinanza a tensioni geopolitiche aumentano il rischio di danni accidentali o deliberati ai cavi. I
I recenti incidenti di cavi recisi vicino a Taiwan, presumibilmente coinvolgendo navi cinesi, hanno sollevato preoccupazioni sui potenziali blocchi digitali. La riparazione dei cavi sottomarini richiede molto tempo, con flotte di riparazione globali limitate che esacerbano i ritardi.
Le autorità taiwanesi hanno accusato una nave di proprietà cinese, la Shunxin-39, di aver reciso un cavo di comunicazione sottomarino vicino al porto di Keelung.
L’incidente è l’ultimo di una serie di eventi simili che hanno interessato l’infrastruttura sottomarina di Taiwan. La Shunxin-39, registrata in Camerun ma di proprietà di una società di Hong Kong guidata da un cittadino cinese, è stata trovata a operare sotto identità multiple, sollevando sospetti di sabotaggio deliberato.