Tariffe dei taxi in base ad un algoritmo che valuta la richiesta. Quando ce n’è troppa i prezzi salgono, quando le auto sono ferme in cerca di clienti le tariffe scendono. A proporlo è Unione Radiotaxi d’Italia, un’associazione di tassisti.
A Roma, Milano e nelle principali città italiane è sempre più difficile trovare un taxi specialmente nelle ore di punta. I comuni cercano di correre ai ripari aumentando le licenze. E’ il caso di Roma, dove si terrà un concorso per mille posti: concorso però che verrà blindato con la presenza della Polizia per rischio proteste da parte degli altri tassisti.
C’è poi la questione di Uber e delle aziende simili, che in Italia possono lavorare solo a determinate condizioni molto meno convenienti a livello di tariffe, rispetto ai taxi.
Davanti a questo scenario, con città paralizzate e con auto bianche irreperibili nei dintorni delle stazioni e degli aeroporti, c’è chi propone di far pagare le corse non più in base alle tariffe, ma in base a quello che decide un algoritmo che varia il prezzo in base alla disponibilità delle auto (quando c’è meno richiesta i prezzi calano, quando non si trovano auto, i prezzi salgono).
A proporlo è Loreno Bittarelli, presidente dell‘Unione Radiotaxi d’Italia ed anche della Cooperativa Radiotaxi 3570 di Roma. Bittarelli è anche il fondatore di Tea (TaxiEuropeAlliance) con Fedetaxi e Antral.
Attualmente, le tariffe dei taxi sono disciplinate da regolamenti regionali e comunali sulla base di una legge quadro nazionale. Variano da città a città e sono uguali all’interno del medesimo Comune. C’è per tutti una quota fissa a cui si aggiungono i costi per chilometro percorso.
Infine, ci sono gli scatti a tempo applicati se si procede velocità ridotte per evitare che una corsa breve su un tratto molto trafficato faccia guadagnare poco al tassista che ha perso tanto tempo. Ci sono poi altre variabili: il supplemento notturno, il fatto che abbia caricato più di tre persone, il numero di volte che si caricano i bagagli, se si viaggia con animali domestici e se la chiamata avviene nei giorni festivi.
Presto però la situazione potrebbe cambiare, nel caso in cui la Commissione Attività produttive della Camera dovesse accogliere la proposta dell’Unione Radiotaxi d’Italia che chiede l’introduzione del medesimo algoritmo dei voli aerei.
L’Unione Radiotaxi d’Italia,d urante un’audizione ha infatti espresso l’esigenza le corse non debbano essere uguali per tutti e non possano avere la stessa tariffa, proponendo di aggiungere come parametro per stabilire il prezzo lo stesso metodo che viene applicato per i biglietti aerei.
Verrebbe quindi valutata la domanda nel momento della richiesta. In pratica, quando la domanda è alta, il tassista avrà diritto a esigere più soldi.
L’Unione Radiotaxi d’Italia spiega che verranno applicate tariffe ribassate quando la domanda cala permettendo di prendere un taxi anche a chi non se lo può permettere. C’è chi fa però notare che se non aumentano le licenze, nelle principali città italiane è difficile che avvenga un calo della domanda. A denunciare questo scenario è stato più volte anche il Garante della Concorrenza.
L’idea di inserire l’algoritmo nella determinazione delle tariffe dei taxi non piace però a molti tassisti. L’Unione Radiotaxi d’Italia lo sa e quindi propone che l’algoritmo diventi, almeno all’inizio, solo un’opzione rendendolo così facoltativo tra i tassisti.
Scrive Repubblica: “L’idea di affidarsi all’algoritmo non va giù a una decina di sigle di tassisti che ora attaccano l’Unione. La loro preoccupazione è che il taxi perda il carattere di servizio pubblico e si trasformi in un privilegio per soli ricchi”.
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