Cronaca

Uccise il vicino che gli stava demolendo casa con la ruspa, il parroco lo difende: “Fu legittima difesa, non omicidio”

“Voglio impedire una tragedia nella tragedia. Qui si tratta di un caso eclatante di ingiusta aggressione. Mi buttano giù la casa con una ruspa e devo stare ad aspettare?”. Lo dice don Natale Gabrielli, il parroco di San Polo di Arezzo dove è nato un comitato di residenti a sostegno di Sandro Mugnai, l’artigiano 55enne che la sera del 5 gennaio 2023 uccise il vicino di casa dopo una lite perché gli stava demolendo la villetta con una ruspa.

Parroco difende l’uomo che uccise chi gli demoliva casa con la ruspa

Mugnai, temendo per la propria vita e per quella dei propri familiari che si trovavano in casa con lui al momento dell’assalto, imbracciò un fucile e fece fuoco, uccidendo Gezim Dodoli, 59enne di origine albanese.

Il parroco, insieme ad altri compaesani, ha deciso di istituire il comitato dopo che il pm Laura Taddei, su disposizione del tribunale, ha cambiato l’accusa di reato originaria da eccesso di legittima difesa a omicidio volontario.

Uccise il vicino gli stava demolendo casa con la ruspa, parroco lo difende: “Fu legittima difesa, non omicidio” (foto Ansa-Blitzquotidiano)

“Io faccio sempre il paragone biblico di Davide e Golia, l’eroe è il piccolo Davide che si difende dal gigante Golia. E noi che facciamo condanniamo Davide per essersi difeso? – afferma don Natale Gabrielli -. Si giustifica un omicidio politico e non si giustifica un omicidio morale? Mugnai era tenuto in coscienza a difendere la sua famiglia e a intervenire per fermare Dodoli. Di recente aveva speso 130.000 per rifare il tetto della sua casa, era danneggiato e questo mostra che se Sandro non fosse intervenuto sarebbe morta tutta la sua famiglia” in un possibile crollo.

Dopo una cospicua raccolta di fondi per sostenere la famiglia di Sandro Mugnai a ripartire, i compaesani e gli amici che hanno dato vita al comitato pensano ora ad una raccolta di firme e a nuove azioni di sostegno per Mugnai e la sua famiglia che rischiano di affrontare un lungo e costoso procedimento penale.

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Francesca Ripoli