Un delitto agghiacciante è avvenuto la sera del 31 maggio 2024 a Ceglie del Campo, frazione di Bari. Singh Nardev, 38enne di origine indiana, è stato ucciso con un colpo di pistola al petto. Secondo quanto emerso dalle indagini, i responsabili avrebbero sparato per testare una pistola a salve modificata, trattando la vittima come un “bersaglio umano”. Per l’omicidio sono stati arrestati tre giovani: un ragazzo di 21 anni, un 18enne (all’epoca minorenne) e un 17enne. Altri tre ragazzi sono indagati a piede libero per favoreggiamento, avendo aiutato gli arrestati a fuggire.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Bari e coordinate dal pm Matteo Soave e dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis, hanno rivelato un movente inquietante. I giovani avrebbero deciso di utilizzare la pistola, acquistata poco tempo prima, per testarla su un essere umano dopo averla già provata contro alcune bottiglie. “Hanno trattato una persona come un oggetto”, ha commentato Angelillis durante una conferenza stampa.
Le misure cautelari, emesse dai gip su richiesta della Procura di Bari e della Procura dei Minorenni, escludono al momento l’aggravante della premeditazione. Tuttavia, al 21enne viene contestata l’aggravante della minorata difesa e dell’aver agito in concorso con minorenni.
Secondo la ricostruzione dei fatti, quella sera i tre giovani si sono recati a piedi al casolare abbandonato di via Giovanni De Candia, dove vivevano diverse persone senza fissa dimora, tra cui cittadini indiani, pakistani e italiani.
Hanno attirato l’attenzione degli occupanti richiamandoli dall’esterno. Nardev e un’altra persona sono usciti per capire chi fossero. Dopo un breve scambio di parole, uno dei giovani ha esploso due colpi di pistola, uno dei quali ha colpito Nardev al petto, uccidendolo sul colpo. I tre aggressori sono poi fuggiti, sempre a piedi, verso la piazza di Ceglie del Campo, dove si sono uniti agli altri tre indagati.
Le indagini hanno potuto contare sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona e sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, parente di uno degli arrestati. Il collaboratore ha confermato l’identità degli aggressori e fornito dettagli sull’acquisto dell’arma: una pistola a salve modificata, comprata per 250 euro da un minorenne nel quartiere Japigia. Inizialmente, i giovani avevano contattato il rivenditore per acquistare una moto, ma avendo scartato il veicolo, hanno optato per la pistola. L’arma non è ancora stata recuperata, mentre il rivenditore è indagato per ricettazione.