Un cinese, di nome A’bao, un pittore, è morto dopo aver lavorato 104 giorni di fila con un solo giorno di riposo. E ora il suo datore di lavoro è stato ritenuto responsabile al 20% della sua morte dovuta al superlavoro. Secondo il South China Morning Post, A’bao, che era stato impiegato con un contratto dal febbraio 2023, ha sviluppato una grave infezione da pneumococco che ha portato alla sua morte nel giugno di quest’anno.
Un programma di lavoro estenuante
A’bao aveva accettato di lavorare a un progetto a Zhoushan, una città nella provincia di Zhejiang, fino a gennaio di quest’anno. Il suo programma era estenuante, con lui che lavorava tutti i giorni da febbraio a maggio, e si prendeva solo una breve tregua il 6 aprile.
Il 25 maggio, A’bao si ammalò e si prese un giorno di malattia, ma le sue condizioni peggiorarono rapidamente. Tre giorni dopo, i suoi colleghi lo hanno portato d’urgenza in ospedale dove i medici gli hanno diagnosticato un’infezione polmonare e insufficienza respiratoria. Nonostante gli sforzi medici, A’bao morì pochi giorni dopo.
Dopo la morte di A’bao, la sua famiglia ha intentato una causa contro il suo datore di lavoro per negligenza grave. Il caso ha guadagnato terreno quando i funzionari della sicurezza sociale hanno stabilito che la sua morte non poteva essere classificata come un infortunio sul lavoro, citando la tempistica della sua morte come fattore chiave. La famiglia ha sostenuto che l’implacabile programma di lavoro e la mancanza di riposo hanno contribuito direttamente alla scomparsa di A’bao.
Un carico ragionevole per un cinese
L’azienda ha sostenuto che il carico di lavoro di A’bao era ragionevole e che le ore extra lavorate erano volontarie.
Hanno anche attribuito la sua condizione a problemi di salute preesistenti e hanno affermato che non ha cercato prontamente aiuto medico.
Tuttavia, la corte si è pronunciata a favore della famiglia di A’bao, ritenendo il datore di lavoro responsabile del 20% della sua morte. Il verdetto ha evidenziato che il periodo di lavoro prolungato era una chiara violazione del diritto del lavoro cinese, che limita il lavoro a 8 ore al giorno e 44 ore alla settimana.
La corte ha assegnato alla famiglia di A’bao 400.000 yuan (oltre 50 mila euro) di risarcimento, inclusi 10.000 yuan per disagio emotivo. Nonostante l’appello dell’azienda, il verdetto originale è stato confermato in agosto, segnando un passo significativo nell’affrontare i problemi di superlavoro in Cina.