Grosseto: dal crimine alla ristorazione. La storia di Rossano “Il Galeotto”

Come ricostruirsi una vita fuori dal carcere? Basta chiederlo a Rossano Marra, 46enne ex carcerato di Grosseto. Rossano ha sulle sue spalle decine di precedenti penali, fra cui ricettazioni, risse, libri contabili taroccati e in particolare compravendite fittizie di automobili. Oggi ha deciso non solo di non rinnegare il suo passato, ma di farne una caratteristica della sua nuova attività, un ristorante a tema inaugurato sabato sera a Grosseto, in viale Giusti. Il nome è evocativo: “Il Galeotto”. Rossano ne ha curato anche i dettagli: tutto, dal menù all’arredamento, fino all’abbigliamento del personale del ristorante fa riferimento ai suoi trascorsi, seppure in maniera leggera e scherzosa. «È inutile nascondere il proprio passato», afferma, «tutti a Grosseto conoscono le mie vicissitudini». Ai tavoli de “Il Galeotto” è possibile ordinare spaghetti “all’ergastolana”, gnocchi “alla galeotta”, bistecca “ai quattro ferri” e salsicce e fagioli “al 41 bis”. Il personale indossa pantaloni a strisce bianche e nere e alle pareti spiccano diversi quadri della Banda Bassotti. Niente giorno di riposo, perché, dice Rossano, «chiuso dietro le sbarre ci sono stato anche troppo».

Rossano Marra

Ma nonostante oggi ci scherzi su, il carcere per Marra non è stata certo un’esperienza facile. Quando lo hanno arrestato l’ultima volta, dopo essere stato condannato a nove anni e sei mesi per una serie di reati commessi tra la Maremma e la capitale, l’uomo ha deciso di scappare in Francia. Era il 2004 e, come ricorda lo stesso Rossano, la sua «era una vita facile, fatta di espedienti».

I carabinieri lo hanno arrestato vicino al confine, a Ventimiglia. «In tasca avevo soldi, due cellulari e guidavo un Mercedes», racconta, «in un attimo non avevo più niente. Ero diventato solo un numero. Mi portarono tre giorni a Livorno, i peggiori di quelli passati in galera. A Grosseto, invece, se vuoi una seconda possibilità puoi averla. Esiste la rieducazione. Ci sono psicologi ed educatori che ti seguono. Puoi studiare, fare corsi di computer. Il primo passo, però, devi farlo tu, come accade nelle comunità di recupero per tossicodipendenti. Il carcere per me è stato un momento di riflessione. Un periodo in cui ho potuto ridimensionare il mio stile di vita, rivedere il rapporto con il denaro. Ho capito che è meglio pane e cipolla, ai soldi facili».

Ed è proprio così che Rossano ha scoperto la sua vocazione per i fornelli: «Quando sono entrato in carcere la prima volta, nel 2000, in via Saffi mancava il cuoco. Mi piaceva cucinare, ma lo facevo solo per me e qualche amico. Da un giorno all’altro mi sono messo a farlo per trentacinque persone. Mi svegliavo alle 7.30. E quando preparavo quei piatti poveri e pensavo al mio futuro fuori mi dicevo: “Magari esco e apro una trattoria tipo “La parolaccia” alla maremmana, con gli sgabelli di legno e la canzoni di Lando Fiorini e Gabriella Ferri in sottofondo”».

Detto fatto. Nel 2008 Rossano è uscito di prigione grazie a indulto e buona condotta, e la fama della sua bravura ai fornelli nel frattempo si era già diffusa. Tanto che ha anche inaugurato la cucina del carcere di Massa Marittima. Poi l’occasione della vita, come racconta lui stesso: «Qualche mese fa ho saputo che davano in gestione il ristorante Arcadia, così ho deciso di provarci. In questi anni sono riuscito a riallacciare anche parte dei miei rapporti familiari. Così ho proposto a mia figlia e suo marito di lavorare con me». Un ristorante che lui definisce a conduzione «semifamiliare», e che apre sotto i migliori auspici. «Abbiamo fatto sedici persone», racconta soddisfatto Rossano, parlando della serata inaugurale, «Pensavo che non venisse nessuno».

*Scuola di Giornalismo Luiss

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