Contrordine su MacDonald’s: fa male e non conviene

Pubblicato il 26 Settembre 2011 - 18:18 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Il fast food non conviene. Non soltanto per la salute, ma anche per il portafogli. In un articolo pubblicato sul New York Times, l’autore, lo chef e scrittore Mark Bittman, fa i conti e paragona il costo di un pranzo per quattro da Mc Danald’s, venditore di junk food (o cibo spazzatura) per eccellenza, e una cena cucinata a casa con ingredienti comprati al supermercato.

Quello più economico è decisamente il pasto consumato – e cucinato – pasto fatto in casa. Se la gente, soprattutto negli Stati Uniti, continua a mangiare panini e fritti acquistati nei fast food non è in realtà per risparmiare. Subentrano fattori culturali, oltre che la dipendenza creata da quei sapori.

Il New York Times ricorda che dalla crisi del ’29 ad oggi McDonald’s è stata l’unica multinazionale a crescere, e non di poco, ma del 4,6 per cento. Una controtendenza economica sottolineata anche da Forbes, che ha giustificato il “miracolo economico” con la politica di prezzi bassi applicata in tutti i suoi 33mila ristoranti disseminati in tutto il mondo.

Bittman, chef salutista, ritiene che, dal momento che, appunto, il successo di MacDonald’s è dovuto a fattori culturali, con gli stessi fattori deve essere “combattuto”, quando meno per preservare la salute dei consumatori. Il problema, ammette lo stesso Bittman, è che il fascino esercitato dai fast food è anche dovuto alla possibilità di mangiare fuori- quasi “andare al ristorante” – senza spendere molto, anzi. E in tempi di crisi non si tratta di una possibilità trascurabile.