REGGIO EMILIA – Parmigiano reggiano, il prezzo è destinato ad aumentare. La domanda cresce, la Russia ha ripreso a importare e così anche i prezzi salgono. E’ quanto si è registrato all‘asta che si è tenuta a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, dove sono state battute 40mila forme di parmigiano per 22 milioni di euro. Una gara al rilancio con una media di 10 euro al chilo. Se si pensa che oggi, nel negozio, al consumatore finale, lo fanno pagare 16 euro al chilo, non si è lontani dal vero a immaginare che il parmigiano vada oltre i 20 euro al chilo.
In previsione degli aumenti, i grossisti pare abbiano iniziato a rallentare le consegne.
Le forme, riferisce la Gazzetta di Reggio, sono quelle della Magazzini Emiliani Stagionature e della Bergamaschi Stefano e Simone snc prodotte da diversi caseifici della provincia di Reggio Emilia, tra cui quelli di Luzzara, Baisa, Fabbrico, Boretto e Castelnovo Sotto. Tutti coinvolti, spiega il quotidiano reggiano, nella crisi dell’azienda che nell’ottobre scorso ha ottenuto il concordato preventivo.
Si tratta di una asta senza precedenti, che ha visto la partecipazione dei più importanti operatori commerciali del comparto. Racconta la Gazzetta di Reggio:
“Ben 19, si diceva, i lotti messi all’asta (12 per la Magazzini Emiliani Stagionature e 7 per la Bergamaschi), tra i quali anche due di Grana Padano (poco più di 1500 forme); per il resto si è trattato di forme di Parmigiano Reggiano, prodotte tra il 2010 e il 2014, i cui prezzi base variavano da un minimo di 7,20 euro (per le forme “rigate”) a un massimo di 8,45 euro al chilo. Le forme sono state invece battute all’asta, con una gara al rialzo sulla base di rilanci minimi determinati dai commissari, con una media tra i 9 e i 10 euro al chilo”.
Il ricavo dell’asta contribuirà a ripianare i debiti accumulati dalle due società, stimati in 38 milioni di euro. Scrive ancora la Gazzetta di Reggio:
“Da considerare che la cifra raggiunta con la vendita all’asta equivale al valore complessivo stimato del totale delle forme in giacenza (ben 72mila) dopo l’avvio della procedura concordataria”.