ROMA –Roberto D’Agostino, fondatore del sito Dagospia, è stato intervistato da Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano. Dago ha criticato la Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, film candidato anche al Premio Oscar.
Dice Dago:
La grande bellezza racconta la vita di una persona, i sogni e gli incubi del regista. Niente a che fare con la Roma vera. Una città molto più complicata.
E poi spiega meglio il concetto:
Complicata come?
Roma è una città a gambe sempre aperte. Sorrentino, un forestiero, credeva di poterla trombare, ma è stata Roma a trombare lui. Succede sempre così. Quanti politici sono entrati a Palazzo Chigi convinti di cambiarla? Quanti sindaci, da Veltroni a Marino, hanno promesso di migliorarla? Ci provano e ne escono con il cetriolo tra le gambe.
Poi spiega come ha aiutato Sorrentino a trarre ispirazione per il film:
Anche Sorrentino?
Aveva visto il mio libro sul Cafonal. Venne a trovarmi, disse che da quelle foto scattate da Pizzi poteva trarci un film. L’ho portato a tante feste, per fargli capire il clima. Non ci ha capito niente. ‘’La grande bellezza” è una pippa intellettualoide: le giraffe, la depressione, pure la spogliarellista di 50 anni. Ma de che? A 50 anni non la farebbe spogliare nessuno.
Dago sostiene che non è colpa di Sorrentino, ma che la romanità è qualcosa di più complesso:
Sa qual è l’intercalare più comune dei romani?
Sticazzi.
Appunto: “Sticazzi”. Oppure “Non me ne può frega’ de meno”. Perché? Perché siamo cinici. E diventiamo cinici perché conosciamo la differenza tra ciò che conta e ciò che non conta. Cosa vuoi che ce ne freghi di Letta o Renzi? Chi è Renzi? Nessuno. Che ce ne fotte.
E Sorrentino non l’ha capito.
Roma non è brutta come l’ha descritta lui: è peggio, molto peggio. Ci piace apposta. Come la New York degli anni Ottanta: di giorno si facevano di coca e di sera lavoravano. Pensa che stronzi. Invece i bassifondi erano affascinanti. Come quelli di Roma. La sua natura la capisci dalle piccole cose.