Una partita di poker tra India e Italia in cui qualcuno bluffa, un braccio di ferro nel quale qualcuno deve cedere. Il nostro ambasciatore Mancini di fatto preso in ostaggio in India, al punto che gli aeroporti sono stati avvertiti di non farlo partire. Un atto estremo e pericoloso: se Mancini provasse a partire e fosse fermato sarebbe un atto di guerra secondo la legislazione internazionale sui diplomatici. Se il sequestro dell’ambasciatore in atto si protrae, qualcosa della stessa “famiglia” del trattamento iraniano all’ambasciata Usa. Una lunga catena di mosse sbagliate e atteggiamenti prepotenti: l’errore di far tornare la nave nel porto indiano, la trappola tesa ai marò, il muro di gomma degli indiani, l’anno passato, l’India che snobba Roma. E poi la promessa italiana di farli tornare, promessa non mantenuta.