Sono oltre 15mila gli infermieri e circa 9mila i medici che tra il 2021 e il 2022 hanno lasciato la sanità pubblica italiana. Lo rivela un’indagine del Nursing Up, il sindacato degli infermieri. Oltre ad aver analizzato i dati del personale Ssn del biennio 2021-2022, partendo dai numeri del Ministero Salute e da quelli successivi e messi a disposizione dalla Ragioneria dello Stato, il sindacato ha messo in evidenza anche la situazione del comparto nei paesi europei sulla base dei dati emersi dal survey, su base decennale, denominato Rn Work Project. E la situazione non sembra rosea neanche negli altri Paesi europei.
Tra i principali motivi che accomunano i professionisti italiani a quelli europei, retribuzioni poco gratificanti e burnout. “Il report indica in una media molto alta nei paesi anglofoni della percentuale di abbandono degli infermieri nei primi due anni post laurea (18%), mentre oscilla tra il 2 e il 3% il dato degli infermieri dimissionari dopo un periodo di almeno 10 anni di professione, tra turni massacranti, escalation di aggressioni, retribuzioni non al passo con il costo della vita, aumento esponenziale di malattie professionali acquisite sul campo”, spiega Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up. L’analisi indica che la percentuale si abbassa nettamente con l’avanzare dell’età e degli anni di lavoro, “dal momento che non è facile abbandonare la professione per gli over 35 con una famiglia alle spalle – continua – “eppure i dati sono significativi compresi quelli di un 55% che, nei Paesi indicati, è sull’orlo da tempo di una vera e propria crisi di nervi e medita di abbandonare la professione o quanto meno di cambiare eventualmente reparto”. Secondo la ricerca, gli infermieri dei paesi Ue e quelli dei paesi anglofoni “nutrono oggi scarsissima fiducia che le istituzioni possano cambiare in positivo le cose a breve termine, senza dimenticare che oltre il 40% dei professionisti, facenti parte dei sistemi sanitari mondiali più evoluti, ha subito almeno un’aggressione fisica e di conseguenza, alla luce anche di retribuzioni poco gratificanti, si sente abbandonato a se stesso e si chiede ogni giorno se valga davvero la pena andare avanti”, conclude De Palma.
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