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Brexit opportunità? Giù le tasse: Londra paradiso fiscale, Milano…

di Warsamé Dini Casali |29 Giugno 2016 14:26

Brexit opportunità? Giù le tasse: Londra paradiso fiscale, Milano…

ROMA – Brexit opportunità? Giù le tasse: Londra paradiso fiscale, Milano… Brexit la calamità, Brexit l’inizio della fine del sogno europeo, Brexit bancarotta ideale e salto nel buio… Potrebbe, invece, rivelarsi una grande opportunità, una occasione storica per il rilancio degli investimenti e il sostegno a una crescita anemica. Lo si capirà da come si andranno configurando i nuovi assetti strategici e commerciali tra il Continente e l’isola, tra l’isola e gli Stati Uniti, tra questi e i paesi che contano del Continente.

Italia compresa come suggeriscono i primi abboccamenti (incontro tra i frastornati John Kerry e il nostro Gentiloni all’alba dell’inaspettato esito del referendum, sul New York Times la foto che illustra i complicati aggiustamenti diplomatici in corso, li ritrae insieme).

Londra, sollecitata da una City che con Cameron ha conquistato altri spazi di manovra, sceglierà un profilo deliberatamente “off-shore”, oppure dovrà ridursi a tramite, mediatore, patrocinatore d’affari?

Il fisco il giorno dopo. Una ripercussione immediata per Londra, alla luce del suo offshore-style, potrebbe implicare da parte dell’Unione europea una restrizione cauta e maggiori controlli sui transiti di capitali e sui flussi finanziari da e per Londra. Oltre a ciò, il Regno Unito perderebbe anche il potere, o lo vedrebbe ridotto, di poter intervenire a vantaggio di giurisdizioni a lei prossime, per esempio le Isole Vergini Britanniche, di fatto non potendo più obiettare sull’inserimento di questa o altre realtà offshore in predeterminate black lists.

Svanito questo potere d’intercessione e di mediazione, Londra avrebbe due sole strade davanti: celebrare la sua nuova anima assumendo apertamente le sembianze d’un paradiso fiscale, oppure, acquisire il profilo di paese mediatore, in materia fiscale, economica, finanziaria e politica. In quest’ultimo caso però, ne risulterebbe indebolita rispetto alla storia passata. (Cesare Romano, Italia Oggi).

E l’Italia, meglio Milano, può giocare d’anticipo e provare a sostituire Londra, idea che implicherebbe un drastico taglio alle tasse a chi sceglie di investire da noi? Prima Carlo Messina, ad di Intesa e solitamente abbottonato e laconico, quindi Chicco Testa, suggeriscono a Matteo Renzi di rischiare, di sfruttare il momento.

L’Inghilterra è uscita? Bene, noi possiamo aggredire alcuni suoi punti di forza, se esci da un ambiente finanziario e universitario dove tutti parlano in inglese, mi creda, lo puoi rifare anche in Italia, in tutti i campi. Prima, però, devi fare in modo che vengano sanati alcuni punti politici deboli dell’Europa di oggi… (Carlo Messina, intervista al direttore del Sole 24 Ore)

Che cosa farebbe se fosse Renzi. “Ecco se fossi il premier, cercherei di cogliere l’uscita del Regno Unito come opportunità, lanciando idee tranchant, del tipo tre anni di flat tax al 20% a tutte le imprese britanniche che venissero a stabilirsi da noi. Ma anche l’idea di dare la cittadinanza italiana agli studenti inglesi andava in questa direzione. Insomma, mi pare il momento di osare proposte spiazzanti, audaci”. (Chicco Testa, intervista a Remo Cesarano, Italia Oggi)

 

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