80 euro Renzi: bene ceti medi, male poveri, precari e monoreddito con figli

80 euro Renzi: bene ceti medi, male poveri, precari e monoreddito con figli
80 euro Renzi: bene ceti medi, male poveri, precari e monoreddito con figli

ROMA – 80 euro Renzi: bene ceti medi, male poveri, precari e monoreddito con figli. Analizzando la distribuzione del bonus Renzi, gli 80 euro in più in busta paga, la prima cosa da rilevare è che favorisce le famiglie dei cosiddetti ceti medi, con esclusione degli estremi (solo il 30% dei poveri riceverà aiuti, a quota 26mila euro il bonus si esaurisce). Perché in genere queste famiglie possono contare su due fonti di reddito da lavoro dipendente (quindi con doppio bonus mensile) con le donne che mediamente percepiscono stipendi più bassi (e più facilmente rientrano sotto i 26mila euro).

La composizione dei beneficiari è ampia ma selettiva con alcune evidenti criticità, a partire dal non aver considerato un quoziente familiare (il Governo si impegna ad introdurlo con la legge di Stabilità) che sani le sperequazioni. Lo studio fornito dagli economisti de Lavoce.it individua un limite nell’assenza di misure efficaci di contrasto alla povertà, nella discriminazione dei nuclei monoreddito con figli e dei lavoratori saltuari che non lavorando tutto l’anno non hanno diritto al bonus integrale.

Bonus al single, niente bonus al monoreddito con figli.  Un dipendente single che percepisce 23mila euro lordi l’anno ottiene un bonus pieno di 80 euro mensili. Una famiglia monoreddito da 26mila euro lordi l’anno con tre figli a carico non ottiene nulla,.

Doppio reddito, doppio bonus. Un milione di famiglie si trova nella condizione di ottenere 1280 euro netti (il massimo di bonus per il 2014) l’anno perché entrambi i coniugi percepiscono più di 8mila euro  e meno di 24mila e lavorano stabilmente. Va considerato anche come una famiglia monoreddito da 60mila euro l’anno paga più della somma delle tasse che due coniugi pagano su un imponibile per ognuno di 30mila euro l’anno.

Fasce di reddito: esclusi e salvati. Considerando il criterio base (bonus pieno di 640 euro annui da 9mila a 24mila euro lordi l’anno, 480 euro a 24500, 320 a 25mila, 160 a 25500) poco più di metà dello stanziamento governativo (3,5 miliardi sui 6,65 totali) finirà nelle buste paga di quel 40% di famiglie italiane con redditi compresi tra i 30 e i 46mila euro cui andranno in media circa 700 euro. A quel 20% di famiglie italiane  considerato povero (sotto il 60% del reddito medio) il governo destina appena il 12% dei 6 miliardi e mezzo complessivi. Il 29% dei redditi bassi sarà gratificato con un bonus compreso tra 388 e i 588 euro.

 

 

 

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie